mercoledì 24 febbraio 2010

Aria di primavera


E' accaduto ieri sera alla stazione di Trastevere. Il mio treno aveva accumulato 27 minuti di ritardo ed io, pigramente, attendevo guardandomi intorno svogliata.
Ad un tratto hanno cominciato a suonare delle campane.
Generalmente non faccio caso a queste cose, ma ieri era diverso. Ieri avevo tempo e non potevo far altro che notare i particolari.
Mi giro nella direzione da cui proviene il suono e vedo un campanile moderno ...orrendo...odio le chiese moderne, non mi trasmettono né spiritualità, né il senso del bello.
Alzo lo sguardo, verso un cielo è grigio e vedo le nuvole correre con i loro bagagli pieni di pioggia.
Una folata di vento mi scompiglia i capelli mandandomi una ciocca sulle labbra rese appiccicose dal borro di cacao.
Un'altra, subito dopo, mi porta nuovi odori.
In quell'esatto istante ho avuto la sensazione dell'arrivo della primavera.
Quell'aria quasi tiepida, che sapeva di pioggia e di fiori, una sera non troppo buia, un cielo che ancora lasciava intravedere un tramonto...
Mi sono domandata se andando via da questa città, non finirei per rendermi conto che in realtà piace.
La risposta mi ha un po' destabilizzata.
Ho pensato ad una mia collana, dalla quale raramente mi separo e che ora non ho con me. Ho pensato che si accompagna ad un anello che ha lo stesso motivo.
Ho l'anello, ma non la collana...strana cosa.


Foto: Fontana di Trevi. Roma

mercoledì 17 febbraio 2010

Tutto il resto è noia



Oggi c'è il sole ed io sono a casa con l'influenza. Rosico da morire.
Pagherei per poter andare in giro per la città, in una giornata come questa. Così, a camminare senza una direzione, un obiettivo.
La mia voglia di perdermi per strade nuove si fa prepotente.
Prepotente è anche un pensiero che mi sta facendo compagnia in questi due giorni di ozio e noia.
Mi sono tornate in mente le giornate che hanno preceduto il Natale.
Sono state giornate strane ed irreali, fatte di pomeriggi liberi, di passeggiate e di posti nuovi.
Che strano... ricordo la pioggia mentre salivo i gradini di piazza di spagna. L'indiano aveva voluto lasciarmi a tutti i costi una rosa. E' sul mio comodino, secca e ancora bellissima.
Ricordo il sapore di un panino mangiato frettolosamente su una gradinata di trastevere e ricordo
perfino la musica che passavano alla radio.
Penso alla vigilia di Natale e penso alla mattina del 31...per me poteva finire tutto in quegli istanti...io avevo già festeggiato. Tanto, sapevo già che "tutto il resto è noia".

Ho voglia di uscire, di camminare e di respirare. Mi manca l'aria e mi mancano tante altre cose.
Vorrei essere in un pomeriggio di novembre, accompagnato da un sole ancora gradevole.
Vorrei essere seduta su una panchina di Villa Pamphili, per poter riassaporare attimi che non torneranno più e che proprio per questo conservano una magia tutta loro.
Vorrei rivedere quell'espressione, che mi ha accolta al mio arrivo .

Proprio vero...tutto il resto è noia

Che coglioni...'sta convalescenza mica mi fa poi così bene...

Foto: Fori Imperiali di sera

sabato 13 febbraio 2010

Oggi ti amo



Ho scostato le tende della sala e un raggio di sole ancora gelato mi ha colpita in pieno viso.
Sono rimasta ferma in quella posizione, con gli occhi ridotti a due fessure, per un tempo indefinito.
A pensare a cosa? Ai vizi.
Ho pensato ai vizi che si ricevono, a quanto sia facile abituarsi e a quanto facilmente si danno per scontati.
Ho ripensato ad una vecchia foto che mi ritraeva con una persona. Era dietro di me e mi abbracciava incrociando le mani sul mio petto mentre io mi aggrappavo a quelle braccia sorridendo.
Belle, bellissime mani, di un tempo passato che sembra non essere mai trascorso.
Ho richiuso la tenda lasciando lì quel pensiero.
Prima di uscire mi rendo conto che gli occhiali che ho in borsa non sono adatti. Troppa luce. Troppo chiaro. Troppo sole.
Meglio quelli grandi scuri, un po' da diva che, a ben vedere, stonano con il mio solito stile sempre troppo sportivo, sempre troppo da ragazzina.
Non mi interessa c'è troppa luce, troppo sole, troppo chiaro.
In giornate così, questa città assume un suo fascino particolare.
Dico di non amarla, ma non è del tutto vero. E' grandiosa, misteriosa...certo non è Torino, ma non è poi così male.
Sì oggi amo questa città.
Mi piace vederla dai viali umidi di Villa Glori, mi piace vedere che i raggi di sole filtrano dai rami, cercando di sfidare l'ombra che odora di foglie bagnate.
Mi fermo un'istante a guardare il "biondo Tevere" ed ecco che all'improvviso provo quella sensazione.
Per un attimo è come se ricevessi nuovamente quell'abbraccio. Stesso modo di stringermi, stessa mia posizione, stesse mani stupende.
Come in quella vecchia fotografia.
Che strana coincidenza...
Piacevole.
Struggente.


"Quel giorno si accorse con stupore che tutte le volte che lui le diceva "ai tuoi ordini", in realtà voleva dirle "ti amo"…" (La storia fantastica)


Foto: Mole Antolelliana (Torino)

venerdì 12 febbraio 2010

Sono tornata


A dire il vero sono tornata da qualche giorno, ma avevo bisogno di metabolizzare il rientro.
Erano mesi che non tornavo a Torino. Quando passa così tanto tempo tutte le emozioni sono esasperate.
Ho riunito e riabbracciato un pezzetto del mio cuore.
Gli altri pezzi sono ancora sparsi e continuano ad essere così.
Gli occhi sorridenti dei mamma e nonna mi hanno lasciato un sapore strano, talmente dolce da essere triste.
Sono sempre triste quando parto.
Anzi no. Sono triste un attimo prima di partire.
Una volta salita sul mio treno, tutto si congela. Non c'è più tristezza, solo freddo. E' come un torrente che aspetta la primavera per ricominciare a scorrere.
Salgo sul treno, torno alla mia vita e lascio Torino nel pezzetto di cuore congelato.
Ricordo quelle parole come se mi fossero appena state dette: "casa è dove c'è il cuore".
Peccato che il mio sia talmente sparso, da farmi sentire un cane randagio.

Foto: Piazza Carlo Felice sotto la neve (Torino)

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