mercoledì 30 settembre 2009

Che ti fanno venire in mente le amiche...

Ieri parlando con un'amica mi ha chiesto una cosa che, in parte, mi ha spiazzata...
"Ali..ma qual'è stato il tuo primo amore? Quello che hai sognato per mesi e non ti ha mai filata?"

Santo cielo che mi è tornato alla mente...
Avevo 15 anni e frequentavo il mio primo anno di liceo.
Lo vidi per la prima volta passeggiare nei corridoi, durante l'intervallo.; lo ricordo come se fosse ieri...jeans slavati, maglietta nera e camicione di flanella a quadri rossi e neri.
Capelli lunghi alle spalle, biondo miele (ho sempre sostenuto di ammirare i mori dall'aspetto mediterraneo ma, chissà perché, alla fine corro appresso ai biondi...), da lì il soprannome "il biondino".
Alto, un po' emaciato, bel sorriso, 17 anni e di mascolina virilità manco l'ombra.
Lo guardai di nascosto per mesi, sognando di lui, parlando di lui e scrivendo di lui. Poi un giorno, la scuola organizza la gita sulla neve.
Per me che lo sci, è sci di fondo, si prospettava una compagnia di sfigati (solo gli sfigati amano lo sci di fondo..ed ieri ero, e sono , una sfigata...).
Formarono i gruppi, e mentre mi giravo in torno guardando quali sarebbero stati i miei compagni di sventura , il cuore mi si fermò...(ed ero troppo giovane per avere un infarto) lui, il biondino, il MIO biondino, era tra i fondisti!!! (mai avevo ringraziato così tanto la mia sfigata passione per il fondo...).
Eravamo 5 ragazzi in tutto, inevitabile non presentarci e parlarci.
"Piacere, io sono Lorenzo"
La risposta che mi venne in mente (e rimase lì) fu " ehh che ti credi..che non so come ti chiami???? ti sbavo dietro da mesi e credi che non sappia il tuo nome???"
Quella che dissi fu un balbettante incrocio di sillabe prive di senso.
Quel giorno mi parlò per ore. Lo ascoltai con aria sognante facendomi film che manco "Via col vento" poteva tenermi testa.
La sera tornai a casa con mille sogni.
Il giorno dopo lo incrocia per i corridoi, ma non osavo manco più guardarlo, figuriamoci salutarlo.
Gli passai accanto facendo finta di nulla e lui mi afferrò per un braccio "beh.. che ti succede?ieri abbiamo parlato tutto il giorno ed oggi manco mi saluti?"
La rianimazione...da lì a breve mi sarebbe servita la rianimazione...il cuore, il respiro, il cervello, e tutto il resto, smisero di funzionare nel momento stesso in cui lui mi afferrò.
Non cercai nemmeno di darmi un tono, di fare la sostenuta , la tirona, o quella disinteressata. No, semplicemente crollai e ammisi " non pensavo che ti interessasse il mio saluto" . Mi guardò come se fossi una scema, ed aveva ragione... Sorrise e mi disse che era assurdo che mi fossi fatta quell'idea.
Nei giorni che seguirono lo salutai, sempre.
Lo cercai; cercai le scuse per passare oltre un misero " ciao". Le trovai anche piuttosto spesso (con mio immenso stupore ero divenuta una sorta di stratega dell'incontro nell'intervallo), tanto che arrivammo anche a parlare del concerto degli U2 che si sarebbe tenuto a luglio.
(Ricordo che pregai quella santa donna di mia madre di portarmici, sapendo che lui ci sarebbe andato; lei mi accontentò e lui alla fine non ci andò, ma questa è un altra storia)
Un giorno mi dirigevo verso il corridoio in cui sapevo che l'avrei trovato, già con il discorso pronto. Sapevo perfettamente come attaccare bottone, sapevo come avrei iniziato a parlare, sapevo cosa gli avrei detto.
Lo trovai. Lo trovai, eccome. Era appoggiato al davanzale della finestra. Abbracciava una ragazza dai lunghi capelli castani.
SBADABAMM! Fu come cadere dal letto mentre si sta facendo un sogno favoloso.
Lui si era innamorato di un altra.
Ma cacchio con tutta la fatica che ho fatto per farmi notare... lui notava un'altra!!!!! Da non credere, non era possibile, non poteva essere il MIO biondino, il MIO sogno non poteva finire così.
Ed invece finì proprio così. Finì il mio sogno, finì la scuola e finirono anche le vacanze estive.
All'inizio del seguente anno scolastico cominciai a frequentare un altro ragazzo che era muscoloso, moro,con i capelli corti e ricci, con occhi scuri e un sedere che ricordo ancora come uno dei migliori che abbia mai visto...

Ah giusto per onor di cronaca...sono nuovamente "impantanata" con un biondo...alla fine cado sempre sui biondi..sarà genetico!

martedì 29 settembre 2009

Il paltò

Ieri sera mentre tornavo a casa, con l'immancabile stereo acceso, ho sentito una pubblicità di una casa automobilista che elenca una serie di termini oramai desueti.
Tra questi termini c'era la parola paltò O__o
Io uso sempre la parola paltò!
Significherà che sono vecchia e desueta anche io? che non sono allineata con i tempi moderni?
Che non sono al passo con i gggiovani (con molteligi G mi raccomanco!).
Sarò tutto questo...ma io preferisco definirmi "una donna saggiamente vintage e legata al passato".

domenica 27 settembre 2009

Pesche ripiene al forno


Oggi è una di quelle giornate che mi piacciono tanto.
Un sole tiepido e amabile accompagna queste prime giornate autunnali che sono piene di indecisione.
Sono giornate che ricordano ancora i tardi pomeriggi estivi, mentre guardano già verso i profumi autunnali.
Una giornata così non poteva che essere accompagnata da un dolce delle mie terre.
Un dolce che si fa solo in questo periodo, visto che l'ingrediente perfetto è proprio adesso che si trova. Un dolce che arriva direttamente dal ricettario della nonna.

Quando ho preso il foglio in mano, questa mattina, mi sembrava di vederla mentre, con la sua bella grafia, scriveva i vari passaggi.
Un foglio di quaderno a quadretti scritto in penna blu. Un foglio oramai ingiallito, che nonna mi ha fatto avare qualche tempo fa.

Mi scuso in anticipo, ma vedrete che le dosi sono tutte ad occhio (o a piacere) come la cottura...

Ingredienti
-Pesche settembrine un po' grandi
-Amaretti quantità a piacere
-Cacao amaro in polvere
-1 uovo
-1 cucchiaio di zucchero
-marsala un goccio

Prendere le pesche e dividerle in due avendo cura di non rovinare le due metà.
Eliminare l'osso e scavarle il più possibile.
Prendere la polpa e metterla nel frullatore insieme agli amaretti, il cacao e il rosso d'uovo. Frullare ed amalgamare bene gli ingredienti.
(Se non avete il frullatore, tritare gli amaretti con un mattarello o un bicchiere e tritare la polpa delle pesce con una mezza luna).
Versare il contenuto in una terrina ed aggiungere il marsala a piacere.
Montate a neve l'albume ed incorporarlo al resto dell'impasto.
Riempire le pesche, ed infornare per 40 minuti circa a 180° (o comunque fino a quando non vedete che l'ipasto fa una bella crosticina scura)

PS. ogni tanto anche la mia adorata città, fa delle cavolate...questa è una di quelle volte http://whenilefthome.blogspot.com/

sabato 12 settembre 2009

Torta di grano saraceno e amarene sciroppate


Finalmente sta arrivando l'autunno.
Lo sento nelle temperature frizzanti del mattino, lo vedo nei colori delle mie piante.
La mia stagione preferita torna a farmi visita, ed io non potrei esserne più felice.
Quindi un po' per festeggiare questo mio "capodanno", un po' perché un' amica mi ha portato delle amarene (qui le chiamano visciole) sciroppate e morivo dalla voglia di utilizzarle in qualche modo, un po' perché sono svariati mesi che non mi diletto più...ho deciso di fare una bella torta.

Aprendo la dispensa per prendere la solita farina, mi sono ricordata di un altro souvenir, (questa volta dal trentino)...la farina di grano saraceno!!
Così ho cominciato a pensare a come avrei potuto abbinare le due cose e svariati "mumble mumble" dopo ho deciso di tentare questo esperimento.

Subito una precisazione ed un consiglio:
- non è una torta per chi ama i sapori particolarmente dolci, in quanto le amarene sono leggermente aspre di loro ed in più non ho abbondato di zucchero.
- le dosi sono per uno stampo medio piccolo

Ingredienti:

3 uova
150 gr zucchero
150 gr farina di grano saraceno
100 gr di farina bianca classica
2 cucchiai di olio
1 bustina di lievito
vanillina 1 bustina
amarene sciroppate a piacere



Montare molto bene le uova con lo zucchero.
Quando il composto sarà bello spumoso aggiungere le farine, il lievito, la vanillina, l'olio, le amarene a pezzi (se le vostre amarene hanno l'osso come le mie, togliendolo tenderanno già da sole a "disfarsi") ed amalgamare bene.
Imburrare ed infarinare lo stampo (io ne uso uno di silicone così evito questa pratica) e versare l'impasto
Cuocere a 200° per 40 minuti circa (in forno statico).
Ancora una precisazione...il mio stampo è risultato essere troppo lergo, quindi la torta è venuta un po' bassa e il tempo necessario per la cottura è diminuito della metà; in 30 minuti era già belle che cotta.

Buona merenda!

martedì 8 settembre 2009

Firenze(canzone triste)...o forse era Torino?


C'è una canzone di Ivan Graziani che ho sempre sentito mia per una sola, unica frase.
Una canzone che in realtà è dedicata ad una donna e a Firenze.
Apparentemente centra ben poco con me, ma alcune parole sembrano dire tutto ciò che sto provando ora.

"Ma io che farò in questa città?
Fottuto di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste triste triste
Triste triste triste, triste triste triste, triste come me"

Eccomi qua, in questa città, fottuta di malinconia e di lei.
Lei, che per me è un'altra città, altre colline, altri alberi, altre campagne.

Roma è come una bella donna ricchissima. Una bella donna ricca e volgare.
Una bella donna, che esce tutte le mattine con gioielli vistosi per farsi solo guardare.
Una bella donna che avrebbe cultura e cose da dire, ma è troppo preoccupata di apparire bella e ricca piuttosto che dire effettivamente qualcosa.
E' come se tutte le mattine , questa bella donna uscisse sul balcone e si mettesse ingioiellata a farsi ammirare dai passanti.
Passanti che per altro sono attratti più dalla sua nudità ingioiellata che da quello che questa bella donna potrebbe offrire.

Ed io mi ritrovo tra quei passanti a guardarla e a pensare che darei l'anima per poter tornare a respirare l'odore dei funghi che in questa stagione comincerei a sentire, se fossi sulle mie colline torinesi.
Darei l'anima per potermi godere lo spettacolo dell'autunno che si prende il verde estivo per dipingerlo con colori caldi e tristi del tramonto.
Darei l'anima per vedere la mia stagione preferita manifestarsi sulle foglie delle vigne, nei profumi delle castagne.

"E non c'è più nessuno che mi parli ancora un po' di lei
Ancora un po' di lei..."

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