domenica 19 dicembre 2010

Nevica


E' venerdì e sento i fiocchi freddi toccare la mia fronte e i miei capelli già umidi.
Li vedo camminare nascosti da due cappucci pelosi ridendo mentre il freddo che colpiva me, scaldava loro.
Lui le dice qualcosa per prenderla in giro, lei ride e risponde a tono, tanto che lui le scompiglia la testa con finta disapprovazione. Si fermano e i loro visi spariscono nascosti dai caldi cappucci.
Lui l'abbraccia e ogni tanto il viso ripunta con un bel sorriso, fino al momento in cui lei non lo tira dal collo della giacca per far sparire un bacio bacio in un insolito pomeriggio nevoso.
Quali parole le avrà sussurrato da dietro quel cappuccio? Avranno riso insieme mentre le loro labbra si parlavano? Le avrà detto di essere pazzo di lei?
Nevica sulla capitale, nevica su occhi sognanti e cappucci caldi.
Nevica su parole sussurrate e su baci nascosti.
E nevica su di me, improbabile spettatrice di un momento fugace.

Foto: 17 dicembre 2010 Roma sotto la neve. Foto da cellulare.

lunedì 13 dicembre 2010

Ricordi sfocati un'estate...

Io ricordo... e tu?



Foto: Torino, agosto 2010

domenica 5 dicembre 2010

Panta rei


Guardavo le luci riflesse sull'acqua che scorreva vorticosamente.
Panta rei os potamos. Tutto scorre. Scorre il mio tempo...tic tac tic tac, scorrono i miei pensieri.

Tutto il resto è noia. Tutti gli altri sono noia.

Foto: il Tevere a dicembre

mercoledì 24 novembre 2010

La Spensieratezza


Oggi è il mio giorno libero.
Che fare? Semplice... essere spensierata.
Scarpe comode, cappotto caldo e voglia di perdersi nella testa.
L'aria profuma di umido e sole, uno strano mix, i raggi tiepedi accarezzano i miei capelli e il mio viso.
Il bello di Roma...un sole quasi caldo alla fine di novembre.
Luce, tanta luce. Decisamente mi piace.
Passeggio senza una meta per più di un ora. Arrivo al ponte di ferro.
Da un lato la ferrovia, dall'altro il Gazometro.
Attraverso il ponte come per avvicinarmi di più a tutto quel metallo.
Mi appoggio alla balaustra e lo guardo.
Si staglia nel tempo cristallizzato, decadente e triste.
Il ricordo sbiadito, di quello che un tempo fu un qualcosa.
Un angolo fantasma, in una città persa nei secoli.
Il fascino, che probabilmente ci vedo solo io, ramifica nella mia giornata senza pensieri e la mano corre alla macchina fotografica.
Trattengo un secondo il respiro, scatto tentando di fermare un istante comunque fugace e torno ai miei non pensieri, alla mia giornata tiepida, alla mia perdita di tempo, alla mia spesieratezza.

Foto: il Gazometro di Roma

lunedì 22 novembre 2010

Total Eclipse oh the heart


Mi alzo sentendo la pioggia cadere. Scosto le tende e non solo la sento, ma la vedo anche.
E' fitta, battente, fredda.
Mi vesto con gli abiti preparati dalla sera prima, mi pettino con calma, il rimmel accarezza le mie ciglia e il fard colora le mie pallide guance.
Alla radio una vecchia canzone che non sentivo da anni.

Turnaround, every now and then I get a
little bit lonely and you're never coming around
Turnaround, Every now and then I get a
little bit tired of listening to the sound of my tears
Turnaround, Every now and then I get a
little bit nervous that the best of all the years have gone by
Turnaround, Every now and then I get a
little bit terrified and then I see the look in your eyes
Turnaround bright eyes, Every now and
then I fall apart
Turnaround bright eyes, Every now and
then I fall apart


Lo specchio riflette un'immagine nella quale mi riconosco ancora nonostante tutto.
Gli occhi sono sempre quelli, forse solo più malinconici.
I capelli non sono più legati nella lunghissima treccia di quando ero bambina.
Sono stati lunghi, sciolti e poi cortissimi.
Ora sono solo biondi. Come sempre.

Turnaround, Every now and then I get a
little bit restless and I dream of something wild
Turnaround, Every now and then I get a
little bit helpless and I'm lying like a child in your arms
Turnaround, Every now and then I get a
little bit angry and I know I've got to get out and cry
Turnaround, Every now and then I get a
little bit terrified but then I see the look in your eyes
Turnaround bright eyes, Every now and
then I fall apart
Turnaround bright eyes, Every now and
then I fall apart


Mi fermo un istante.
Lui mi aspetta.
Come ogni mattina aspetta che mi avvicini e che lo prenda.
Aspetta di diventare parte di me.

And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you'll only hold me tight
We'll be holding on forever
And we'll only be making it right
Cause we'll never be wrong together
We can take it to the end of the line
Your love is like a shadow on me all of the time
I don't know what to do and I'm always in the dark
We're living in a powder keg and giving off sparks
I really need you tonight
Forever's gonna start tonight
Forever's gonna start tonight


Dietro, altre boccette oramai vuote. Tutte uguali. Solo una è diversa. Edizione limitata, azzurro cielo, l'hanno chiamata "Pegaso".
Le passo con lo sguardo una per una. Ricordo perfettamente ogni volta che mi è stato regalato.

Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
There's nothing I can do
A total eclipse of the heart
Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart
Turn around bright eyes
Turn around bright eyes
Turn around,
Every now and then I know you'll never be the boy you always wanted to be
Turn around,
Every now then I know you'll always be the only boy who wanted me the way
that I am
Turn around,
Every now and then I know there's no one in the universe as magical and
wonderous as you
Turn around,
Every now and then I know there's nothing any better and there's nothing
that I just wouldn't do
Turn around bright eyes,
Every now and then I fall apart
Turn around bright eyes,
Every now and then I fall apar
t

La canzone sta per finire, lo afferro e la sua nuvola mi investe.
Ogni singola molecola si incolla alla mia pelle, al mio collo, ai miei polsi.
Mi volto e ne sento ancora la scia.
Ora mi sento completamente Io.

And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you'll only hold me tight
We'll be holding on forever
And we'll only be making it right
Cause we'll never be wrong together
We can take it to the end of the line
Your love is like a shadow on me all of the time
I don't know what to do and I'm always in the dark
We're living in a powder keg and giving off sparks
I really need you tonight
Forever's gonna start tonight
Forever's gonna start tonight


"Quando per strada sentivo quel profumo mi voltavo a cercarti tra la gente"
Ed ora, cosa farai? Ti volterai ancora? Cercherai il mio volto? Cercherai i miei occhi tra mille altri?


Once upon a time I was falling in love
But now I'm only falling apart
Nothing I can do
A total eclipse of the heart
Once upon a time there was light in my life
But now there's only love in the dark
Nothing I can say
A total eclipse of the heart


Camminerai ancora respirando l'aria per cercare quel profumo? Poggerai ancora la testa su un cuscino che sa di me?

Foto: il profumo di Odeline (foto di Odeline)

mercoledì 17 novembre 2010

Il tempo


Ho i neuroni in ferie.
E' così da qualche giorno.
Penso poco, mi incazzo tanto e accantono tutto.
Ho l'impressione che ciò che dico sia sempre e solo compreso per un terzo, quindi tanto vale lasciar perdere. Faccio ore di monologhi sentondomi dire "mh mh". Per la serie "dio che coglioni sti discorsi!"
Ok, ho colto, basta pensare, basta, monolagare.

Tempo..avere tempo.

Il mio tempo scorre a tremila. Il suo manco a cento.
La prospettiva cambia completamente in base all'idea che uno ha del tempo.
A trentadue anni, mi ritrovo con dodici anni di esperienze lavorativa, un po' di fidanziati/amici/amanti, un adorabile ex marito, quattro case abitate, quattro città vissute.
Direi che sono a posto. Ora mi manca solo di fermarmi.
Questa è la mia prospettiva di tempo.
La sua?
Un foglio di carta bianca tutto da scrivere con tremila colori per farlo.
Se gli dico di restare gli stronco l'esistenza lavorativa, e probabilmente il suo futuro, se lo lasciassi fare perderei altro tempo.
Non c'è niente da fare io vivo sulla mia luna e lui, su non so bene quale pianeta.
Non mi serve di fare la findanzatina modello, che aspetta trepidante il ritorno festivo del principe azzurro.
Io voglio il festivo e il feriale.
Se lo dicessi ora lo spingerei inevitabilmente verso la mia esclusiva direzione e non voglio questa responsabilità e questo egoismo.

L'autunno sta passando. E' magnifico. Caldo, triste, malinconico, intenso.
Arriverà l'inverno e arriverà gennaio.
A gennaio uno dei due dovrà scegliere e a quel punto sarà una cosa definitiva.
Nel frattempo ho mandato i neuroni in ferie e mi godo questo magnifico autunno che tanto mi appartiene.

Foto : L'autunno di Odeline

mercoledì 10 novembre 2010

Il taxi


Un punto è stato messo.
Ho un lavoro. Anzi no, non è corretto dire "ho un lavoro", perché quello non mi è mai manato. Mi è mancato lo stipendio, come quando ho lavorato per un agenzia della Vodafone, mi è mancato un contratto come quando ho lavorato per la società di eventi...ma il lavoro non mi è mai mancato.
Quindi...ho un contratto.
Un contratto a tempo ideterminato come assistente alla poltrona.
Un ritorno alle origini; il mio primo lavoro uscita da scuola.
Leggendo un post di Mr.Henri mi è venuto da porgermi la sua stessa domanda.
Che ho concluso in questo anno? Un tubo (A parte poter inserire tremila voci sotto la scritta "le tue esperienze lavorative".... ovviamente).

Sono sempre più convinta che il treno della tua vita passi una volta sola.
Forse viene annunciato una seconda, ma è praticamente impossibile che passi una terza.
Il primo l'ho mancato alla grande. Il secondo ero al binario giusto nel momento giusto, ma ero lì da sola. Stazione vuota. Io e una sola cazzutissima valigia.
E il mio compagno di viaggio che fine aveva fatto? Forse non ha sentito la sveglia. Forse ha pensato che se non prendeva quel treno ne sarebbe passato un altro. Come succede con l'Eurostar.
Si è talmente abituato a salire su quei cazzo di treni che pensa che tutti siano così.
Eh no. Quello non ha la frequenza di un Eurostar.
Quello passa una volta ogni cento anni.

Sei lì, che aspetti e intanto senti l'annuncio controllando l'ora sperando di vedere una figura trafelata che entra correndo dalla porta centrale.
Poi ti rendi conto che il treno è arrivato, il capo macchina fa l'ultimo fischio e tu ti guardi ancora intorno continuando a sperare...lentamente le porte si chiudono, ti cedono le mani, le tue valigie cadono e tu con loro.
Passano le ore e lentamente ti ricomponi. Respiri profondamente, socchiudi gli occhi ed esci dalla stazione pronto a riprendere il taxi che ti ha portato fino a lì.

Io mi sono ricomposta e sono uscita. Vedo il mio taxi.
Non mi resta che salire e andare via.


Foto: L'autunno nel giardino di Odeline

sabato 30 ottobre 2010

Samhain



S
amhain è il passaggio.
Il passaggio dal giorno,alla notte.
Samhain è la fine della solare estare e l'inizio del buio e nero inverno.
Samhain è la festa dei morti.

Un'antica tradizione piemontese tramanda che in questa notte magica, in cui è possibile la fusione del mondo reale con l'aldilà, occorra imbandire la tavola per loro.
Sentendosi benvenuti i miei morti verrano a farmi visita; siedereranno alla mia mensa e saranno con me proteggendomi per l'anno che verrà.
Verrà mia nonna con quella sua risata grossa e le sue mani callose, con il suo carattere forte e tenace.
Verrà da me, come è venuta a trovarmi tante volte nei sogni.
Uno lo ricordo nitido e vivido.
Eravamo sedute insieme sul muretto dietro casa e parlavamo ricordando vecchie cose e ridento dei tempi passati.
Ad un certo punto guardo l'ora e vedendo che erano le 6:00 con occhi tristi mi volto verso di lei.
"Nonna è ora che ti saluti?"
" No Alice,abbiamo ancora dieci minuti, abbiamo ancora un po' di tempo.
Ho ancora tempo per dirti che ti voglio bene e che la vita ti sorriderà"
Io sorrido l'abbraccio lei mi stringe forte.
"Ora sì che devi andare..."
Apro gli occhi, mi alzo di scatto con la strana sensazione di non essere sola e d'impulso guardo l'ora... sono le 6:10

Lei verrà.

Samhain è considerato il periodo in cui si concludono i vecchi progetti, si valuta criticamente quanto si e' ottenuto nell'anno e si pensa alle nuove imprese per l'anno nuovo.
E' buffo quindi che un nuovo cambiamento sia arrivato proprio ora.
Tutto intorno a me gira.
Gira vorticosamente e costantemente. Sono in balia di una tempesta.
Finalmente intravedo un punto fermo, forse l'unico che in questo momento posso permettermi.
Forse, se riuscirò a raggiungerlo e ad aggrapparmici anche tutto il resto rallenterà fino a fermarsi.

lunedì 11 ottobre 2010

Di uva e di ricordi

Bah che dire?
Niente. Credo che niente sia la cosa più semplice da dire. E da fare.
Ieri il sole, ancora caldo, profumava di vino e terra.
La vendemmia mi riporta sempre bambina.
Ricordo una mia vecchia foto ormai sbiadita. Trecce bionde, sorriso sdentato, camicia scozzese e galosce rosse. In mano in grappolone di uva.
La ricordo così.
Ricordo la vigna e ricordo la vendemmia di casa.
Ricordo il rosso acceso delle foglie d'uva che mi appariva prepotente sulle colline del Monferrato.
Ricordo un aria umida che mi portava il sapore dei boschi.
Ieri l'uva profuma di autunno e di ricordi.
Oggi, tra le mani pioggia, aria fredda e poco altro.
Una nuova musica nelle orecchie e vecchi pensieri che, stagnanti non escono dalla mia testa.
Chissà che fine ha fatto quel sorriso sdentato.
Mi piace questa pioggia porta l'odore dell'autunno perfino su Viale dei Parioli.

Un anno è trascorso e mi ritrovo esattamente al punto di partenza. Non so che strada prendere e non so quali altre si paleseranno ancora.
Mi viene da pensare all'arroganza degli uomini.
Cosa cavolo fa pensare loro di poter essere gli unici al mondo??
Non me lo spiego.
Mi domando come una cosa possa divenire scontata in così breve tempo.
Tu dai una cosa, crei una condizione e da lì a breve la condizione diviene istituzione. Se l'aspettano. Tu l'hai creata, ed ora è normale che la mantieni.
Ma perché??? e poi perché dovrei mantenerla solo per qualcuno? chi l'ha detto che io non la possa regalare anche ad altri?
Nessuno mai pensa a questo.

Bah... l'ho detto io che niente era la cosa migliore da dire.
Meglio l'uva, i ricordi e le foto sbiadite.

domenica 26 settembre 2010

So cool...


Nuova giostra, nuovo giro.
Ho l'ennesimo lavoro nuovo. Ce l'ho da venerdì sera.
Lavoro già ai Parioli dalla fine di agosto, ma è una situazione che non si sta definendo e che mi porta a fare praticamente volontariato (8 ore di lavoro per 500€...). Non se po fà.
Manco CV sempre e comunque, butto le esce sperando prima o poi di pescare il pesce del lavoro giusto.
"società di servizi ricerca segretaria partime"
Ma s, anche questo va bene...tutto fa brodo.

"Buongiorno, chiamo per l'invio del tuo CV saremmo interessati ad un colloquio. Noi siamo ai Parioli..."
Fantastico, penso...io già ci lavoro sarei comodissima! Accetto ovviamente il primo incontro.

Mi apre una ragazza di 33\34 anni anzi no... ne ha 28 nascosti da un trucco vistosissimo.
E' alta quanto me...anzi no sta su 15 cm di scarpe con tacco a spillo e plateau.
E' bella e vistosa.
Capelli lunghissimi neri ricci ricci, pantaloni sega passera e top dorato.
Ma come cazzarola respira in quei pantaloni??? ma come resiste con un toppino micro, quando io ho una maglietta e la giacca??? ma come fa a non slogarsi una caviglia su quelle scarpe??
Ai posteri l'ardua risposta.

"Ciao bella!"
- ciao bella???? ma ci conosciamo?
"il capo ha avuto un ritardo, intanto facciamo due chiacchiere io e te"
-sarà incinto 'sto capo con il ritardo?-
"Guarda noi ci occupiamo di eventi, noi organizziamo gli eventi più cool della notte romana. Noi siamo l'agenzia più cool della città. Noi siamo conosciuto per tutti locali della notte cool romana"
-l'ho capito che siete cool...basta...quante volte lo vuoi sottolineare???-
" Sai noi vendiamo immagine...ed io ci metto un bell OK con punto esclamativo sul tuo CV, così con il mio con punto esclamativo vedrai che ti richiamano"
-minchia, meno male che ci metti tu il punto esclamativo...-
"sai ho fatto una quindicina di colloqui e non per offendere, ma insomma....anche gente con il cervello...ma noi..."
-aspetta un po', fammi indovinare...voi vendete immagine-
"vendiamo immagine! Cioè alla fine qui passano tutti DJ, PR, ONOREVOLI...Cioè tanto per dirti io ieri sera salutavo il sindaco"
- sì, si nota che voi vendete immagine...decisamente si nota-
"ci saranno giorni in cui penserai che non c'è molto da fare e magari te ne stai mezza giornata su facebook, e poi magari ti entrano due PR, un DJ e tre FORNITORI"
-ma è una barzelletta??? -
"e tu non saprai più da che parte girarti, ma tanto insomma si vede che sei anche intelligente vedrai che te la cavi!
-ANCHE intelligente..no dico ANCHE?????-
"ah e poi guarda ti dico una cosa come se fossimo amiche...se ti chiedono se vuoi figli di NO mi raccomando!!!"
- eh sì...siamo proprio amiche...-
"Senti, visto che il capo tarda ti lascio andare a mangiare, io tanto ci ho messo l'OK!!! quindi vedrai che ti richiamano, perché l'aspetto che l'hai e insomma , anche il curriculim c'è quindi stai tranquilla!"
- oh mio dio...ma questa da dove è uscita??? ah già dimenticavo loro sono cool e vendono immagine-
"ah comunque la tua maglietta è da PAURAA, io adoro le mini!!"
-la maglietta con la stampa della mini è da paura????? eeehhh la mamma, coooool pure lei, visto che che me l'ha regalata!-
Le stringo la mano e mi congedo intanto mi domando se gli interessa una segretaria o una cubista.

Passano due ore e mi richiama dicendomi che i capi (mo sono diventati due) domani sono nuovamente in ufficio e mi vogliono rivedere.
Ci rivado il giorno dopo giusto perché non mi costa nessuna fatica.
I toni si fanno più professionali ma che sono cool si vede decisamente (quante volte da adesso in poi sentirò pronunciare la parola cool??).
Intervistano me e arriva un' altra strappona fighissima,
Dallo scollo della canotta vedo anche le ovaie.
Parlano con me e si chiedono a che ora arriverà la fidanzata di chicco...
Finiscono con me e mi dicono che hanno altri due colloqui e che mi faranno sapere...
-quasi quasi non l'avevo capito...-

Sono le 19:00 mentre con le cuffie nelle orecchie sonnecchio tornando a casa.
Squilla il telefono...
"Ciao bella!!!"
- ah già la sorella che non sapevo di avere-
"volevo dirti che la scelta è ricaduta.."
"ah tranquilla non preoccuparti non c'è problema" - mi affretto a rispondere io
"nooo tesoro, volevo dirti che hanno scelto te!"
"eennhh??? me?"
" sììììì, sei contenta?"
...
...silenzio
"moltissimo..." rispondo

Ora tocca vedere se riesco a sopravvivere in questo posto senza prendermela troppo nel cul...ops...nel cool!

Foto: Odeline cool

martedì 21 settembre 2010

Oggi 21 settembre...


Giornata interminabile, fatta di ritardi del treno e di stanchezza cronica.
Esco dal nuovo ufficio imboccando Viale Parioli.
Il cielo è grigio e nuvoloso, c'è un insano caldo e non lo sopporto.
Cambio lato della strada, quello a sinistra mi piace di più, non so perché.
Passo le boutique costose, passo il negozio della Rolex, passo i tremila ristoranti, le macchine da fighetto parcheggiate cafonamente sul marciapiede.
Incontro le signore dell'alta borghesia romana e incontro i filippini che portano a spasso i cani.
Alzo la testa e guardo un balcone... chissà poi chi mi aspetto di vederci.
Distolgo lo sguardo e immaginano la vista che ci potrebbe essere da una di quelle terrazze. Anzi no..la ricordo e basta.
Ancora due passi, solo due passi e la vedo cadere sulle mie scarpe. Una foglia gialla.
Una folata d'aria e lei leggera e profumata d'autunno arriva sui miei piedi.
Che buffo, riesco solo più a sorridere. La sera che sta arrivando, il tempo che scappa stancamente dalle mie mani non contano più nulla. Sento l'odore delle foglie, è intenso e prepotente. Riempie le mie narici sovrastando l'odore del traffico.
Mi fermo e solo allora mi rendo conto che è arrivato.
Oggi è il 21 settembre...

Foto: tramonto vercellese Agosto 2010

domenica 19 settembre 2010

Eau Claire des Merveilles


E' l' 1:40 di notte quando scendendo dalla macchina ho trovato l'odore della notte.
Ho chiuso la portiera e ho indugiato qualche secondo guardando il cielo stellato. Nonostante le molteplici luci si vedevano tutte le stelle una per una.
L'aria è umida e sembrava attaccarsi sulla pelle. Anche la notte sa di umido e di acqua.
Mi aspetto la pioggia, ma non c'e.
Una leggera aria mi riporta il profumo nuovo che indosso. Non è il mio solito profumo, ma una nuova variante di questo. Un regalo.
Me lo racconta mentre parliamo al telefono .
"Ti devo portare il campioncino del nuovo profumo di Hermes, l'ho trovato mentre giravo per Milano. E' buonissimo..."
Poi il regalo.

Sono anni che porto sempre lo stesso profumo.
Non lo cambio praticamente mai.
Quello, da sei anni, da quando lo sentii a Lisbona mentre passeggiavo sola per una qualche strada assolutamente sconosciuta.
L'unica volta che mi comprai quel profumo fu al mio ritorno da Lisbona.
Sono sei anni che lo indosso e non me lo sono mai più comprata. In un modo o nell'altro lo ricevo sempre da lui.
Anche questa volta. Anche questa nuova fragranza figlia di quella che si confonde con la mia pelle.
Lo vedo sorridere da dietro l'obiettivo della mia macchina fotografica.
Lo ricordo in ogni volta che mi portava il mio regalo.
Uno di questi ha atteso anni chiuso in un armadio.
Scartavo la confezione sapendo perfettamente di trovare quel profumo che oramai fa parte di me. Aprivo la confezione e me ne spruzzavo un altro po' sopra quello che già indossavo.

I minuti passato, la notte si fa scura e l'aria bagnata mi riempie i polmoni. Svaniscono quelle note cipriate e legnose, esattamente come si dissolvono attimi e momenti...una terrazza, una soffitta piena di DVD, un estate torinese.
Le stelle non ci sono più.
Forse pioverà.

Foto: cielo romano dopo una giornata di pioggia

lunedì 23 agosto 2010

Qualche estate fa...


Sono seduta su una panchina di cemento che affaccia sul giardino. Gli altri, tutti in casa a decidere che preparare per la cena.
Che palle.
Il crepuscolo sta piano piano scendendo, ed è bello. Il sole tiepido tramonta e l'aria fresca passa tra le foglie di un albicocco, portando l'odore pungente della campagna.
Guardo il sole tra le foglie dell'albero, guardo la campagna incolta oltre la recinzione.
Un'estate senza mare.
Ogni tanto la sera quando sono sul terrazzo di casa e tira un po' di vento si sente l'odore salmastro e per un attimo ti sembra quasi di essere vicino alla spiaggia.
Ricordo le estati passate.
Le ricordo bene.
Ricordo il mese trascorso proprio in questo mare ben sei anni fa. Ricordo conchiglie e acqua. Ricordo spiagge calde e partite a carte. Ricordo di essermi voltata a guardare chi mi aveva fatta sorridere distraendomi dalla mia lettura.
Il vento soffia ancora.

Ricordo Torino.
Avere tempo.
Avere tempo e fare i turisti in terra non del tutto straniera.
L'allegria della semplicità mentre scegliamo insieme i magnetini per il mio frigo.
La bellezza nello scattare foto e vederlo sorridere.
E il vento soffia ancora.

Ho bisogno dell'acqua. Sono lontana dall'acqua da troppo tempo. Ho bisogno del sale sulla pelle. Ho bisogno del mare alle sette di sera quando non c'è quasi più nessuno e il sole sta calando.
Sapeva di mare.
Quell'odore di sabbia, salsedine e crema dopo sole mi dava alla testa. Sono passati diversi giorni eppure ancora lo sento.

La stanza nella penombra calda ed afosa era come cristallizzata.
"cos'hai? "
"nulla"
"sei triste?"
E nel momento stesso in cui pronuncia quelle parole mi torna in mente " L'amante" di Marguerite Duras
"Un po' " gli rispondo.
Infinitamente avrei dovuto dire.

"...Anni e anni dopo la guerra, dopo i matrimoni, i figli, i divorzi, i libri, era venuto a Parigi...
Le aveva telefonato. Sono io. Lei l'aveva riconosciuto alla voce. Le aveva detto: volevo solo sentire la tua voce. Lei aveva detto, ciao, sono io.
...E poi sembrava non avere altro da dire. Ma poi glielo aveva detto. Le aveva detto che era come prima, che l'amava ancora, che non avrebbe potuto mai smettere di amarla, che l'avrebbe amata fino alla morte."


Foto: Campo di riso non ancora maturo. Vercelli

lunedì 5 luglio 2010

Sono in standby


Mi sono resa conto di avere talmente tante cose per la testa, che non ho nulla da dire. Né a me stessa, né a nessun altro.
Io, la mia testa, i miei pensieri sono talmente tanto incasinati, confusi ed abbondanti che non so nemmeno più gestirli. Temo che se aprissi bocca e cominciassi a parlare, direi talmente tante cose da sconvolgere l'esistenza di più o meno mezzo mondo, compresa la mia. Soprattutto la mia...e non sono pronta a questo. Non ancora.
Sono in standby per necessità.
Devo aspettare che la lavagna di ripulisca, che i concetti riprendano un ordine logico, che i miei neuroni ricomincino a dare un movimento ordinato a tutto.
Francamente non so bene come dare inizio a questo processo. Mi sento schiacciata. Come mi mancasse l'aria.
Tremila situazioni sospese aspettano, con la falce in mano, che io mi decida a metterci un punto.
Io aspetto che si sistemino da sole, perfettamente consapevole che ciò non accadrà mai.
E' come se remassi contro corrente per scappare da un qualcosa che non sento mio, ma allo stesso tempo non so prendere la direzione giusta.
Se trovassi la corrente a favore, se capissi da che parte sta, se riuscissi a prendere i remi giusti, se mi decidessi a cercarla con un minimo di coerenza...
Mentre scivo tutti questi "se" sento già la frase che mi risuona nelle orecchie.
" Con i se e con i ma la storia non si fa"
Io decisamente non sto facendo la storia.

domenica 20 giugno 2010

Voglia di mare

Il cielo è grigio, le nuvole sono cariche di pioggia ed io ho voglia di mare.
I miei piedi nudi affondano lentamente nella sabbia fredda. Mi avvicino alla riva e lascio che i polmoni si riempino di odore salmantro mentre i capelli cominciano a diventare pesanti per l'umidità.
Non c'è sole e le onde sono alte. Si infrangono rumorosamente ai miei piedi e l'acqua raggiunge la punta delle mie dita, non tento nemmeno di sfuggirle. Me l'aspetto gelata, ma non sento alcun brivido corrermi lungo la schiena.
Abbasso lo sguardo in cerca di conchiglie, ma ne trovo solo pochi frammenti.
Frammenti di conchiglie, e frammenti di ricordi.
Una stanza nella penombra, vestiti sparsi casualmente sul pavimento, dita che si intrecciano tra capelli scompigliati.
Il vento è forte e comincio a sentire freddo. Freddo sulla pelle e freddo sotto di essa.
Istintivamente porto la mano al collo, quasi per controllare che sia lì dove è stata messa.
Nè il vento umido, nè le onde alte e nemmeno la sabbia fredda l'hanno portata via.
La mia neve è ancora lì, dove l'ha messa. Calda come la mia pelle, come le sue mani.



Foto: Fiumicino, il mare di Passoscuro.
Foto2: Odeline che non riesce a stare lontana dall'acqua e si inzuppa tutti i jeans...

sabato 19 giugno 2010

Con le gambe sul tavolo


Salgo le scale di corsa facendo i gradini due a due, mentre mi sfilo il vestito botticelliano dalla testa.
Con una mano lo lascio cadere sul letto, mentre nell'altra ho già la maglietta nera dei Mothoread.
La indosso velocemente. E' molto più grande della mia taglia, mi arriva a metà coscia e mi copre tutto il necessario. Mi avvicino alla persiana ancora calda e con un rumore cigolate, da vecchio film dell'orrore la apro.
Sposto piano la sedia, posizionandola alla giusta distanza, ci giro intorno, lentamente mi siedo. Non ho più fretta. La bellezza di un rito sta nella sua calma.
Abbandono le ciabatte, sul pavimento e con un gesto fin troppo elegante per la situazione alzo le gambe e le appoggio sul tavolo.
Mi lascio cadere sullo schienale della sedia, mentre la fine tiepida di una giornata mi sta illuminando in pieno il viso sempre troppo pallido.
Gli occhi mi si chiudono un istante. Sono sola. Amo quella solitudine. Le gambe sono alzate e sembra che il sangue circolando più fluidamente vada a risvegliare i pochi neuroni che la fine della settimana ha reso intontiti.
Mi sembra già di sentirla... "Nina, metti giù quelle gambe, ma ti sembra il caso??? Un po' di educazione, sembri proprio una cammella..."
Sì, sì, lo so nonna che questa posizione non è fine ed elegante, ma è la mia posizione preferita, quella che davvero mi rilassa, quella che mi vede nel massimo della mia naturalezza. Quando allungo le gambe su un tavolo, o una scrivania, significa che sto proprio bene. Quindi, nonna, per una volta scuserai se riporto il pensiero che ti riguarda nel cassetto dei ricordi?
Il ricordo della nonna svanisce come una delle tante nuvole che stanno adombrando un cielo triste e caldo.
Mi sistemo ancora meglio, le mani si posano dietro la nuca ed accompagnano un nuovo pensiero.
E' davvero un peccato che certe persone compaiano nella mia vita, giusto il tempo per creare una mancanza.Entrano, insegnano qualcosa, si fanno amare, lasciano la loro traccia sulla mia pelle e poi riescono dalla porta di servizio. Ne vedo la scia come accade per le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. Stelle bellissime, lumisone, che attraversano il cielo per pochi istanti e a te non ne resta che il ricordo del loro passaggio.

Il vento si alza, i capelli intrappolati nella pinza cominciano a divincolarsi, una ciocca si libera ricadendo disordinatamente sul viso. Dovrebbe infastidirmi, ma non è così. La lascio libera di muoversi libera dalle costrizioni della pinza, libera dalle imposizioni dell'ordine, libera come sono io in quel preciso istante.

Le gambe sono sul tavolo, il cielo sembra incendiarsi , forse perché consapevole che io lo sto ammirando in tutta la sua sfacciata bellezza, ed io ho il sapore agrodolce della malinconia.
Meglio di così...

Foto: Roma, cielo prima di un temporale.

lunedì 14 giugno 2010

E il blog diventa privato






















Troppi occhi indiscreti. Troppa curiosità malsana.
Il blog diventa privato.
Mi spiace aver dovuto prendere questa decisione, perchè putroppo qualche amico non potrà più raggiungere i miei pensieri.
Spero che capirete la mia decione e che non ne abbiate a male.
Cercherò di rintracciare tutti voi e di "invitarmi" nella mia testa.
Se dovessi malauguratamente scordare qualcuno...vi prego fatemelo presente, che quanto prima rimedierò alla svista.
Di alcuni di voi non ho la mail, quindi se vi va potete contattarmi direttamente lasciandomi il Vs. indirizzo alla mia mail yams78@gmail.com
Grazie a tutti.

Foto: Roma, Olgiata, campo di papaveri

martedì 8 giugno 2010

Il santino

Stavo camminando pensando ancora alle parole del mio responsabile " Credo in lei signorina, non mi deluda"
Avevo ancora questi pensieri in testa, quando la vedo.
Vestita con una gonna informe lunga e sporca, altri tremila stracci sulle spalle e un foulard di un colore non ben definito in testa.
Era talmente ricurva su se stessa da sembrare un arco.
La vedo avvicinarsi al bidone della spazzatura che si trova lungo il viale di villa Borghese.
Le guardo le mani, sono anziane e rugose. Mi ricordano quelle di mia nonna.
Il cuore mi si stringe.
Tira fuori un tozzo di pane e mentre se lo porta alla bocca intravedo una smorfia simile ad un sorriso stanco.Mi sento piccola e stupida.
Accelero il mio passo mentre comincio a frugare nella mia grande borsa vanitosa.
Prendo il portafoglio e guardo la mia disponibilità.
Tre miseri euro. Nella mattina mi ero presa l'acqua, un marocchino al bar e una rivista...solo tre miseri euro erano avanzati.
Beh è tutto quello che ho...non ho altro.
Mi avvicino a lei e con un sussurro la chiamo.
"Mi scusi..."
Si gira, non mi domanda l'elemosina, ma mi sorride di un sorriso sdentato.
Allungo la mano mentre lei mi fissa continuando a sorride.
"Mi spiace non ho di più..."Le mani si allungano verso di me. Sono callose, vecchie sporche e stanche. Appoggio le mie monete e lei le richiude stringendole forte.
Mi congedo salutandola e riprendo la mia strada. Non finisco di posare il piede in terra che la sua mano rugosa mi afferra un braccio. Mi volto di scatto, uno strano timore mi aveva improvvisamente raggiunta. La guardo con occhi che sicuramente hanno lasciato scappare la mia ansia e rivedo il suo sorriso sdentato.
"Tieni signora che ti protegga"
Vedo materializzarsi il santino tra le sue mani...San Giovanni Battista...ed io che manco son credente...
" No per carità il santino no..."
"Prendilo signora, ascoltami...prendilo.... ti proteggerà"
Sussurro un grazie che probabilmente nemmeno lei avrà sentito mentre fisso quell'immagine muta.
Ripensando all'ultima volta che ho ricevuto una benedizione...il giorno dopo ho trovato un lavoro. Ed ora, che il mio contratto sta per scadere, ho un santino al quale non credo, stranamente custodito in un portafoglio vuoto.

Foto: Roma, Ostia

domenica 6 giugno 2010

Fotografie

Oggi nel tardo pomeriggio sono uscita sperando di fare qualche scatto al tramonto.
Amo quel momento della giornata. E' il migliore in assoluto. Non fa caldo, l'aria ha il tipico profumo della sera e il vento mi porta odore di erba tagliata scaldata dal sole, e di gelsomini notturni.
Anche l'altra sera ho respirato profumo di gelsomini.
Sono passata accando ad una siepe mentre in mano portavo cibo cinese e negli occhi una felicità quasi dimenticata.Giravo con la macchina fotografica in mano cercando l'attimo da fermare, sapendo perfettamente che l'unica cosa che avrei voluto trovare dietro l'obiettivo erano i suoi bellissimi occhi verdi.
Cercavo foto e trovavo stralci di attimi di vita insieme.
Il sole stava calando, i papaveri rossi sullo sfondo giallo della paglia...metto a fuoco e mi appare il suo sorriso mentre mi mostra una conchiglia che conserva da sei anni.
Cerco di cambiare soggetto.
Una balla di paglia. Mi fermo un attimo e mi scopro a pensare alle mie gambe intrecciate alle sue mentre sonnecchiavo serena.Niente da fare. Il sole sta tramontanto la luce che tanto mi piace sta scappando via.
Chiudo gli occhi, ripenso al suo modo di abbracciarmi, che mi fa sentire protetta, che mi da l'impressione che si voglia prendere cura di me.
Non posso non fissare questo tramonto. Non posso perdere questa luce, è troppo calda, è troppo malinconica, è tropppo bella.
Torno ai papaveri, torno al suo sorriso, ai miei piedi scalzi che scrocchiano sul suo parquet, al caldo di ieri nella sua stanza.
Scatto. Una due, tre volte.
Senza pensare troppo che luce è già cambiata, che la giornata è praticamente finita, che lo devo nuovamente salutare e che la cena cinese è stata una delle migliori della mia vita...


Foto: Roma, un campo al tramonto

venerdì 21 maggio 2010

In A Lifetime


Camminavo di corsa verso la metro, stavo perdendo la coincidenza con il treno...che palle.
Il lettore MP3 era era già sistemato e stavo cercando gli occhiali da sole. Come sempre troppa luce. Frugavo in borsa, camminando ed inciampando.
La musica cambia.
Ascoltai quella canzone parecchio tempo fa. La trasmise Radio Capital in un freddo pomeriggio di quest'inverno.
Mi sono resa conto che non volevo più correre. Avevo bisogno di lentezza.
Il passo si è fatto più pesante, un po' dinoccolante. Ho messo il "ripeti il brano" e ho sospirato cercando un cielo non troppo azzurro. Ho calato gli occhiali da sole sul naso, le mani sono scivolate nelle tasche con una calma quasi assurda.
I Clannad, accompagnati dalla voce di Bono quando ancora era prepotente, erano forti nelle orecchie.
L'aria fresca, il sapore ancora forte di un caffè piacevolte preso in compagnia, tutto quel verde e la calma.
Roma non c'era. Non c'era il traffico, i rumori, la gente, il treno che dovevo assolutamente prendere. Nulla di tutto questo c'era.
La lentezza. Quell'attimo in cui tutto si calma, le foglie si muovono appena, gli occhi si chiudono per riaprirsi piano, il sole filtra dolce dai rami intricati e l'aria riempie i polmoni un po' costipati...
La perfezione dell'istante.
Ho sorriso al mondo.
Ho avuto pensieri dolci.
Ho guardato l'acqua delle fontane.
Ho fotografato dei fiori.
Ho perso il treno.

Foto: Roma. Gazometro.

lunedì 17 maggio 2010

La figlia di Dracula



Entrano, si presentano e cominciano a guardarmi.
Vedo la domanda fare capolino sulle loro labbra.
Qualcuno per un paio di minuti si trattiene, altri non fanno passare nemmeno un secondo.
Sorridono e chiedono.
" Ma sei straniera? Russa o tedesca?"
"No, sono italiana" mi limito a dire.
Leggo la perplessità nei loro sguardi.
" Ma hai origini straniere comunque..."
"No"
" Ah..."
Sempre più dubbi.
" No perchè, con quei colori...sei chiarissima...poi occhi chiari e capelli così, avrei detto che eri sicuramente straniera..."
Finalmente do la risposta che tutti si aspetto..
"In famiglia siamo tutti così, da generazioni. Immaginala come una prepotenza genetica..."
Ed ecco il loro volto distendersi e rallegrarsi dopo aver finalmente placato ogni dubbio.
Mi prendono per una mezza albina ed escono soddisfatti.

Entra il mio capo ufficio .
"Ma signorina si sente poco bene... è così pallida..."
"Sto benissimo, non sono pallida, sono solo chiarissima di pelle..tutto qua..."
"Ah capisco, no perchè sa...mi preoccupavo..."
"Stia tranquillo, mi vedrà così anche il 15 di agosto"
Prima o poi dirò che sono la figlia di Dracula così in un colpo solo giustifico i miei canini spropositati, i miei capelli chiari e la mia pelle da cadavere...

domenica 9 maggio 2010

Il sapore dolce dell'appartenenza

Quando ho riaperto gli occhi questa mattina erano le 7:30.
Mi sono stiracchiata e ancora intorpidita ho socchiuso gli occhi. Il sole filtrava dalle persiane. Finalmente ha smesso di piovere.
Ha smesso fuori e dentro di me.
C'è il sole e sorrido.
Allungo le dita dei piedi, le muovo piano piano una per una, inarco la schiena e giro le spalle. Sono indolenzite.
Mi sembra di aver dormito un mese intero. Sbadiglio ancora una volta. Mi rigiro sotto le coperte e mi rendo conto che sto bene, che sono contenta , che sono in pace con il mondo.
Non mi interessa nemmeno quanto durerà questa sensazione. Oggi è così, non mi pongo inutili problemi.
Ripenso a ieri. Sono ancora mezza addormentata ma non posso evitare di pensarci.
Sento quelle sensazioni arrivare allo stomaco. Sento ancora quegli attimi sulla mia pelle.
Volevo questo sabato. Lo volevo più di ogni altra cosa.
Ne avevo bisogno come l'aria.
Avevo bisogno di respirare, di sentire, di litigare e di fare pace.
Avevo bisogno di un sorriso, di due bellissimi occhi verdi, di mani calde e di un abbraccio che aveva il sapore dolce dell'appartenenza.
Ho avuto tutto. E anche di più. Ho avuto i suoi sogni, la sua costanza e la sua pazienza. Ho avuto promesse e speranze.
Ho avuto braccia protettive che mi hanno stretta e che mi hanno scaldato l'anima.

Ho bisogno di alzarmi dal letto, sento le gambe che cominciano a risvegliarsi e non sopporto più di stare sdraiata. Metto i peidi sul tappeto e guardo compiaciuta il mio smalto color ciclamino. Muovo ancora le dita..scrocchiano sempre. Quando cammino scalza fanno tac, tac, tac, tac. Ad ogni passo è un tac.

"Oddio ma la smetti di scrocchiare 'ste dita???"
ride mentre me lo dice
"eh mica dipende da me...quando cammino succede così..."
scuote la testa e ride ancora

Guardo l'ora. Tra un paio di ore sarà sul suo treno.
Mi vesto, spalanco le persiane il sole entra e tutto passa. Ha finalmente smesso di piovere.


Foto: fiori sul terrazzo di Odeline

PS. Approfitto per fare gli auguri alla mia mamma visto che ieri è stato il suo compleanno e oggi è la sua festa.
Le dedico con tutto il cuore una torta dolce e morbidosa proprio come lei!
Se volete la ricetta della torta della nonna che ho fatto pensando a lei, la potete trovare qui

martedì 4 maggio 2010

Villa borghese dorme ancora

Villa Borghese dorme ancora, mentre la attraverso sotto una sottile pioggia.
Ne sento il rumore calntilenante sull'ombrello rosso.
Lo sposto appena e alzo lo sguardo verso un cielo grigio. Alcune gocce oltrepassano il mio riparo e cadono fredde sulle mie guance. La guardo, la sento e ne respiro l'odore nel vento che gioca con i miei capelli spettinandoli.
Non c'è nessuno. E' un immagine surreale.
L'ho sempre vista di sabato pomeriggio, piena di gente, di turisti, di cani a passeggio e di ragazzini urlanti.Un immagine banale e anche un po' avvilente.
Questa mattina ci sono solo io, gli alberi e la pioggia.
Vedo galleria borghese alla fine del viale. E' bella vestita di gocce sottili.
Sono in ritardo. Dovrei correre eppure, imspiegabilmente rallento.
Sento quella sua bella voce che mi parla al telefono.La sento, e penso che mi sto allontanando ogni giorno un po'.
La pioggia comincia a cadere più prepotente. Un brivido mi corre lungo alla schiena, ma non sono sicura che dipenda dall'acqua che mi sta bagnando i piedi. Li sento freddi, come lo sono le mie spalle e la mia mente.
Guardo l'ora. Fortuna che il nuovo ufficio ha l'ingresso flessibile. Il viale è finito e la galleria è elegantemente difronte a me.
Mi guardo attorno ancora incredula di essere assurdamente sola. Lo dico mente parlo al telefono. Parlo di quanto sia suggestiva questa situazione e nel mentre penso che avrei voluto viverla in sua compagnia.
Un attimo ancora, tutto rallenta. Il vento fa cambiare l'angolo di caduta della pioggia, l'ombrello non mi ripara più, il viso e i capelli cominciano ad inumidirsi. Mi giro di scatto verso l'uscita. La magia finisce, la telefona termina ed io corro in ufficio con il trucco un po' colato che mi da un aria po' trasandata.

Stranamente ripenso ad una frase tratta da uno dei miei film preferiti. Una frase che mi ricorda spesso qualcuno... " non può piovere per sempre".

sabato 1 maggio 2010

Il profumo del caprifoglio



"Sei una stronza...sei davvero una stronza" me lo ripete sempre.
Generalmente conclude con con una frase del tipo "...ma mi piaci ugualmente" o "..ma un' altra così non la trovo da nessuna parte".
Io ribatto con "..lo hai sempre saputo, e non te l'ho mai nascosto". Ciò non toglie che sia dannatamente vero. Sono effettivamente una stronza.
Devo rivedere la situazione da un altro punto di vista. Devo tornare al punto di partenza e riguardare tutto in modo differente. Devo accantonare certe cose a favore di altre. Non c'è altra possibilità.
Lo sapevo e l'avevo anche avvisato a suo tempo..." non darmi occasione di sognare perché poi divento esigente e pretenziosa".
Ed ecco che la frittata è stata fatta. Ho sognato e sono diventata esigente, pretenziosa e ovviamente stronza. Non va bene. Marcia indietro. Niente progetti, niente sogni, niente che vada oltre a domani.
Niente pretese, niente più "resta..." sussurrati all'orecchio e niente più "non ripartire, ti prego"trattenendo il suo braccio.
Parti, vai e torna come preferisci. Non chiederò più nulla e non pregherò più.

Con ieri ho messo un punto ad un sacco di cose e come direbbe Rossella O'Hara...domani è un altro giorno.
Questa mattina ero a passeggio con Apollo. Magnifica sensazione, la sua pelosa presenza era molto piacevole, quasi rassicurante e in fondo mi mancava la complicità con un cane.
Siamo passati vicino ad un giardino la cui recinzione era piena di caprifoglio. Il suo profumo ha riportato alla mente ricordi di bambina. Ricordi di quando mai nonna veniva a prendermi al pulmino della scuola. La ricordo mentre tenendomi per mano mi faceva fermare un attimo, alzavamo il naso al cielo e mi diceva: "senti come profuma questa pianta, al mio paese la chiamano la merda di gatto...eppure ha un profumo così buono, lo senti?"
Una nonna completamente diversa dall'altra. Una nonna tutta incazzosità ed energia. Una nonna che non ho più.
Mia madre ha ragione..."tu sei tutta tua nonna" ed è vero; io ho la malinconia di una e l'incazzosità dell'altra.
Che strano mix.

Questa sera vengono degli amici a trovarmi. Non mi va nemmeno troppo. Vorrei stare un po' sola. Ho bisogno di un po' di solitudine, ho bisogno di rimettere in ordine le idee e di ricominciare con un equilibrio ristabilito.
Pazienza meglio approfittare e fare un bel Tiramisù.
Lo faccio per il mio piacere. Il fatto che sia per gli amici è solo una scusa.
Voglio l'odore di caffè che aleggia per la cucina e voglio affondare il cucchiaino in quella libidinosa crema al mascarpone sentendone tutto il sapore. Voglio il gusto del cacao inebriare la mia bocca e voglio sentire la morbidezza dei savoiardi.
In teoria ho sempre una altra torta da dover preparare, e il giorno in cui dovrei mettermi all'opera si avvicina.
Sono anni che l'ho promessa. Non è mai stata realizzata perché esattamente per una situazione analoga a quella che sto vivendo ora, ero semplicemente uscita dalla sua vita. Così, di punto in bianco.
Tendo a recidere le situazioni che mi fanno soffrire. Quella volta l'avevo fatto.
Vedremo cosa succederà adesso. Intanto penso proprio che il Tiramisù lo rifarò presto...

sabato 24 aprile 2010

Le benedizioni di Zacaria

Erano le 3:08 quando il rumore della pioggia battente mi ha svegliata.
In fondo è stato un risveglio dolce...troppo presto, ma certamente dolce.
Ho pensato a Zacaria, il signore di colore che vende le calze davanti al supermercato e che mi parla in francese. L'ho conosciuto parecchio tempo fa. Era sempre così gentile e cordiale che ho cominciato a lasciargli la moneta del carrello, poi ho cominciato a compragli le cose senza alcuna utilità reale e alla fine siamo diventati due conversatori. Ci vediamo e parliamo. Lui ogni volta mi ringrazia e mi benedice.
Mi benedice un sacco di volte. Pure troppe, tanto che mi domando se prima o poi 'ste benedizioni non mi porteranno un bel fulmine in testa.
Non lo vedevo da parecchio e giovedì quando sono tornata lì a fare la spesa sono andata a salutarlo.
Lui mi vede sorride e mi urla "OOOOHHHH Madame comment allez vous???"
Io gli metto una mano sulla spalla e gli dico che va così così. Lui mi dice che non mi vede da tanto tempo, ed gli rispondo che lavoro troppo lontano e che non riesco più a passare di lì.
Mi sorride e mi fa "oohhh un lavoro, bene!".
Il sorriso mi si spegne in viso...non è un buon lavoro. Decisamente no.
Lui mi guarda in modo triste e mi dice "tu sei una brava persona Dio ti ha benedetto vedrai andrà meglio"
Io rido. "No Zacaria, Dio ha di meglio da fare, io e lui non percorriamo la même rue (la stessa strada) da parecchio tempo".
Lui si fa serio, mi fissa e mi dice "Se Dio ti ha messo di fronte delle difficoltà, è perché crede in te e sa che le puoi superare. Tu sei benedetta perché hai qualcuno che ti ama. Hai una mamma che ti ama e che ti sorride sempre, hai persone che ti amano."
Io non sapevo più cosa rispondergli. Lui si illumina nuovamente di un bel sorriso e mi dice ancora "Sei una brava persona Dio ti benedirà con un buon lavoro."
Lo vedo allontanarsi con il suo carrello e la sua moneta da € 1,oo.
Ho pensato Zacaria e alle sue benedizioni e a mia mamma che mi appoggia sempre e che è sempre pronta a sostenermi.
Ho pensato a lui, a lei e ad altre mille cose. Ho pensato ad un futuro che non riesco a vedere. Non riesco a pensare a quello che sarà di me. Al massimo arrivo a domani, poi buio totale.
Ho pensato al futuro di un altra persona. Un futuro che lo porterà sempre più lontano. Un futuro che io non posso modificare. Non sarebbe giusto e non voglio questa responsabilità.
La notte è passata così. Pensando ad una decisione che forse dovrei prendere e mi costerebbe l'anima ed il cuore.
Alle 9:00 pioveva ancora. Il sorriso era triste e lui l'ha visto subito.
Non ho spiegato il motivo. Lui non ha chiesto più del dovuto. Mi conosce, sa che se avessi voluto dirgli il motivo l'avrei fatto.
Alle 11:00 il cielo era grigio e l'aria respirava con il mare. Lui mi sorride, mi dice che tutto si sistemerà e mi chiede di non scappare. Lo chiede in un modo struggente.

Il cellulare squilla.
"Signorina..sono Stefania, ci siamo conosciute ieri al colloquio. Se per lei va bene, noi saremmo interessati ad una collaborazione. Quando potrebbe cominciare? Lunedì 3 maggio le andrebbe bene?"
Cazzo, sì che mi va bene!!
Lo vedo scendere dalle scale, gli corro incontro dicendo che ho un nuovo lavoro lontano dal vecchio porco, gli salto in braccio e mi solleva da terra mentre allaccio le gambe dietro la sua schiena, rido e lui con me.
Mon Dieu!!!! Zacaria...le sue benedizioni,il pensiero positivo di mia madre, una botta di culo ogni tanto, l'amore di un altra persona...

martedì 20 aprile 2010

Perchè lui è un artista...perchè lui è un voyeur...


La mia vita lavorativa è grottesca.
Non so come altro definirla. E' talmente assurda che non posso fare altro che riderne.

Lunedì mattina ore 10:15
In studio solo io ed il vecio.
Si affaccia sulla scrivania della reception, mi guarda, fa lo sguardo da seduttore e apre il cesso che si ritrova per bocca...

-"Perché non vuoi venire a cena con me?"
-"Dottore le ho già detto che non sono interessata"
-"Ma ti porto anche a sentire il jazz"
-"Ancora...NO"
-"Ma che c'hai paura che poi non te scopo??? Guarda che me prendo il cialis"
-"..."
-"Dottore mi auguro che lei stia scherzando...si rende conto di quel che dice?"
-"no che non scherzo...te scopo... stai tranquilla"
-"Dottore senta faccia una bella cosa...paghi una mignotta e la finisca di rompere le palle a me...io non rientro nella categoria, quindi si risparmi di dire la cazzata del tipo ...i soldi li do a te!"
-" Ma perché fai così..con me te diverti"
-" Non sono interessata all'acquisto, dico sul serio. Mi creda, non insista più."
-"Ma che pensi, che poi ti rompo i coglioni? io sai... sono un'artista..amo le rotondità e te c'hai un culo... senti ma io sono un voyeur...io guardo... te fai da sola e io guardo...basta"
A quel punto non resisto e scoppio a ridere...o partiva un pugno o una risata...ho optato per la seconda.
Lui mi guarda con disappunto, mi butta scazzato una lettera che devo ricopiargli e se ne va. Il giorno dopo mi minaccia di togliermi dallo stipendio la porta d'ingresso perché cigola ed io, di conseguenza, la devo aver rotta...

Il vecio ha 76 anni ed è il mio capo da meno di un mese...fantastico...meglio di così non potevo capitare.

Ah mamma, visto che leggi...stai serena che le lezioni di fit box me le ricordo tutte e il vecio non mi fa paura...lo stendo con un gancio la prossima volta che si avvicina!

domenica 11 aprile 2010

Un sms che ti cambia i pensieri


Il nuovo lavoro mi porta al sabato praticamente sfinita.
Il vecchio (che sarebbe il mio capo, che sarebbe un commercilista, che sarebbe pure un po' tanto viscido...) mi fa fare le maratone per la città portando documenti a destra a manca e ovviamente mi manda a pagare le multe della figlia, a leggere il contatore della figlia, a chiudere il conto corrente in banca della figlia...In pratica da amministrativa che dovevo essere (e che continuo a fare tra una multa ed un contatore...) sono diventata una sorta di Andy del "Diavolo veste Prada"...ovviamente senza tutti quei vestiti fighissimi!
Va beh amen me ne sbatto, ho uno scopo per il quale questo lavoro decentemente pagato, mi serve, quindi va bene così.
Non ho intenzione né di arrendermi, né di mollare l'osso e di conseguenza... fanculo il vecchio viscido e fanculo il mondo intero, io me ne sto in prima linea, alla faccia di tutti quelli che non aspettano altro che dirmi "te l'avevo detto io che ti saresti pentita".
Primo non mi sono pentita, certo mi mancano alcune cose, ma non mi sono pentita; secondo io non mi guardo mai indietro e anche se mi rendessi conto di aver fatto la cazzata, non lo ammetterei manco sotto tortura, quindi il problema non sussiste.

Ieri pomeriggio avevo davvero bisogno di recuperare un po' di energie. La giornata era meravigliosamente calda e bella, e il letto era l'unico posto in cui volevo stare.
Ho lasciato la finestra della camera aperta, mi sono infilata sotto il piumone e ho lasciato che gli occhi si chiudessero.
Non ho dormito.
Non ho dormito nemmeno per un minuto, ma ho sentito un profumo di erba tagliata, di sole e di alberi in fiore.
Non ho pensato alle settimane dure che sto vivendo e ho preferito pensare a quelle più belle che mi auguro verranno.
Quell'odore di primavera, di natura, di libertà mi ha dato alla testa.
Pensavo che ho una torta di compleanno che aspetta di essere preparata da sei anni e che non può più essere rimandata.
Pensavo che questi ultimi sei mesi mi sono volati via e che nell'ultimo periodo ho raschiato tutto il fondo del barile della mia pazienza. Non ne ho più.
Voglio cambiare delle cose, non so come fare e questo mi manda in bestia. Non sopporto di non avare le redini della mia vita. Ho come l'impressione che sia lei a decidere per me e non mi garba affatto.
Un attimo di calma. La tenda si alza appena, l'aria tiepida, l'odore di erba, ed io che mi giro da sotto le coperte respirando a pieni polmoni. Il tempo sembra fermarsi. Un suono mi distrae, afferro il telefono... il diplay indica la presenza di un nuovo messaggio. Ho già un bel sorriso stampato sulle labbra.
All'improvviso mi rendo conto che tutti gli altri pensieri spariscono. Tabula rasa. Un foglio bianco pronto per essere colorato come più mi piace.
E' un attimo, mi ci vuole niente perché i miei pensieri prendano un'altra direzione...e all'improvviso mi ritrovo a pensare che vorrei essere da un altra parte e che vorrei ritrovarmi abbracciata in qualche modo osceno con il mittente di quel messaggio.

domenica 28 marzo 2010

Battisti avrebbe detto...

Sono in pace con il mondo. O quasi.
Ieri ho annegato tutti i miei pensieri in una giornata splendida. Finalmente il mio cervello ha smesso di esistere. Esistevo solo io con il mio corpo.
Tutto il resto di me era in qualche spazio siderale lontano dalla mia serenità.
Mentre sonnecchiavo, pensavo a quanto fosse bella quella sensazione di torpore che avevo. Tabula rasa nella mia testa.
Solo quell'attimo così tranquillo, quelle coperte tiepide, quel sole che filtrava dalle persiane abbassate e quel profumo che mi entrava prepotente nelle narici.
Ci sono momenti che vorrei cristallizzare.
Vorrei poter fermare il tempo, l'attimo stesso in cui ricevo una carezza, in cui l'odore di erba appena tagliata mi raggiunge passando da un finestrino abbassato, l'attimo in cui vedo ridere due bellissimi occhi.
Vorrei scattare una foto a sorrisi e parole per poterle guardare fino a consumarle. Vorrei catturare un frammento di quotidianità ed indossarlo come se fosse una collana dalla quale non mi separo mai.

Guardare il mare in lontananza mentre il vento tiepido scopigliava i miei già annodati capelli, giocare con un filo d'erba per poi abbandonarlo sul cruscotto di una macchina, mangiare ciambelline al vino, facendo colazione il giorno dopo, sperando di catturare un ennesimo ricordo malinconico...

Battisti avrebbe detto: "capire tu non puoi...tu chiamale se vuoi Emozioni..."


Foto: faro sul mare salentino

domenica 21 marzo 2010

Alice corre e segue il Bianconiglio

Questa mattina alle 9:00 ero già tra la folla.
Circondata da passeggini, cani con pettorina e altri animali a due zampe sono partita per la Stracittadina..la 4km per gli amatori... sia chiaro eh!
Ho tentato di correre, ma fino a Via Nazionale è stato impossibile. A quel punto il fiume di gente ha cominciato ad allargarsi e a sparpagliarsi ovunque. Lo spazio c'era, avrei potuto accelerare il passo fino ad accennare una corsetta; invece no. Nel momento esatto in cui ho trovato lo spazio, ho preferito passeggiare.
Corro sempre. Corro su e giù da metro e treni, corro da un ufficio all'altro bruciandomi l'intera pausa pranzo. Corro con il borsone della palestra perché spesso e volentieri sono in ritardo anche per lo sport.
Corro sempre troppo.
Per una volta ho preferito camminare.
Ho fatto il mio percorso camminando ed avendo come compagnia una decisione da prendere e parecchio scazzo, dovuto alla pessima settimana appena trascorsa.
Se ho retto alla stress di di questi giorni posso reggere a tutto, anche al nuovo capo che tutti dicono essere un po' " infiammabile" per non dire isterico.
Ho preso la mia decisione e fatto la mia scelta. Ora non mi resta che sperare che sia quella giusta. In ogni caso, mentre decidevo per un monosillabo positivo, l'ho fatto convinta che sia la cosa migliore per me.
Arrivata al traguardo, mi sono ritrovata perfino a sorridere constantando che alla fine, il buon umore era finalmente tornato.
Dopo tutto era spuntato il sole, stavo camminando all'aria aperta, mi ero tolta un peso e un altro capitolo si era definitivamente chiuso.
Alla fine, forse, non è poi così orribile cambiare.

PS. un ringraziamento speciale a Mr. Henri che mi ha fatto sentire il suo sostegno, proprio nella giornata peggiore di tutta la settimana.
Grazie, grazie di cuore.

Foto: Odeline alla stracittadina 2010

giovedì 18 marzo 2010

Nel paese delle meraviglie?

Alice troverà il coraggio di seguire il Bianconiglio saltando nel buio della sua tana?
Troverà il coraggio di abbandonare la strada vecchia per imboccarne una completamente nuova e sconosciuta?
Ho tre giorni per prendere una decisione importante.
Il Bianconiglio è all'igresso della tana e io mi ritrovo a guardarmi in giro... ho tre giorni e poi devo decidere se voltare le spalle al coniglio o se seguirlo nell'oscurità...
Non c'è tempo..non c'è mai abbastanza tempo...
Aspettami Bianconiglio..dammi tempo...ti prego, ho bisogno di tempo...
Voglio tempo per pensare e per convincermi che non sto facendo una cazzata mostruosa.

martedì 16 marzo 2010

La calma prima delle tempesta.


" la calma prima della tempesta enh?!"
"quando arriva il carico 'so cazzi veri..."
"...ma 'na partitella?"
" e daje và!"

Tratto da: Romanzo Criminale la serie

Sembro uno qualsiasi dei tre protagonisti della serie.
Sono seduta su un pedalò, sulla spiaggia deserta che aspetto il mio carico.
La mia calma prima della tempesta.
E sabato ho avuto la mia partitella.
Una giornata bella, fantastica, unica. Una di quelle giornate che capitano ogni tanto, e che senza nemmeno rendertene conto, ti rimane addosso per il resto della tua vita.
Mi sono seduta felice su una panchina, e ho ascoltato una lenta malinconia arrivare, chiudendo gli occhi e stringendo le mani per fermare quel qualcosa che è dentro me e che cerco nella mente di un' altra persona.
Ho ascoltato parole sognati e respirato fiori che adoro.
Ho ancora il sapore in bocca di quelle parole e sento ancora il tepore di quegli istanti.
La mia partitella. Il mio momento di calma.
Ed ora aspetto. Aspetto la tempesta. Quella perfetta.

venerdì 12 marzo 2010

Soffierà ancora quel vento?


L'inquietudine che mi accompagna è talmente densa, che mi scorre addosso come se fosse miele. Stessa consistenza nessuna dolcezza.
La mia vista sta cambiando.
Per l'ennesima volta.
L'ennesimo cambiamento, l'ennesima inquietudine, e l'ennesimo odio per le cose che mutano.
La mia non è vita... no il mio è un rituale quotidiano.
Io amo i miei riti e la mia "noiosità quotidiana" . Non sono fatta per i cambiamenti, mio malgrado, sono di fronte ad uno di essi. Il primo di molti, per altro.
Ho risposto a quell'annuncio su Portaportese, così, quasi per dire che l'avevo fatto.
La sera stessa mi chiamano per fissare un colloquio. Questo accadeva mercoledì... il colloquio l'ho fatto questa mattina alle 10:00 e lunedì comincio un nuovo lavoro.
Mi si aprono migliaia di nuove porte.
Fantastico...sarei pazza a lamentarmi di una cosa del genere di questi tempi; infatti non mi lamento.
Non mi lamento assolutamente. Non mi lamento, ma penso.
Penso alle porte che questa novità scardinerà. Alle mie porte mentali.
E' un lavoro per il quale non devo dire grazie a nessuno. Ma davvero a NESSUNO!
I pochi neuroni ancora pensanti sono ubriachi di autostima, gli altri sono spaventati.
Sanno che cambiare lavoro non è il vero problema, sanno che è solo un dettaglio, sanno che è solo il mezzo per aprire porte nuove, che non so dove mi porteranno.
Io non cambio...io sconvolgo.
E' questo a farmi paura.
Non cambio mai nulla, se succede, il cambiamento è talmente tanto esteso, talmente radicale che l'esplosione investe chiunque mi stia intorno.
I mie cambiamenti non riguardano solo me..mai. Io cambio la mia esistenza e quella degli altri.
E' questo a farmi paura.
Certe volte sono cambiata talmente tanto che nemmeno mia madre avrebbe saputo riconoscermi.
Ho soffiato via luoghi, abitudini, ricordi e persone in un solo istante.
Ho semplicemente detto " bene...tutte queste cose sono archiviate" stop.
Pur amandole profondamente le ho spazzate via in meno di un nano secondo.
Ha tirato un forte vento e all'improvviso non c'era più nulla.
Solo dopo anni sono andata a cercare alcune di quelle cose volate via.
Ci ho messo anni per ritrovarle e riportarle al mio fianco. Anni e un sacco di malinconia.
Ed ora? spazzerò nuovamente via, la mia intera esistenza? soffierà ancora quel vento caldo e prepotente che tutto cancella? si salverà qualcuno questa volta?
E' questo a farmi paura.
Ecco perché odio i cambiamenti.
Sono assoluti e totalitari, senza mezze misure.

Fanculo mi è pure venuto mal di testa.

Foto: Salento (lu sole, lu mare, lu ventu)

domenica 7 marzo 2010

...Dino Giuffré è il mio migliore amico e basta!


"...Dino Giuffré è il mio migliore amico e basta! Quando si è stati amici una volta, lo si è per tutta la vita. (Titta di Girolamo)"
"Una cosa sola è certa, io lo sò. Ogni tanto in cima ad un palo della luce, in mezzo ad una distesa di neve, contro un vento gelido e tagliente, Dino Giuffrè si ferma. La malinconia lo aggredisce e allora si mette a pensare... e pensa che io, Titta Di Girolamo...sono il suo migliore amico".

Tratto da "Le conseguenze dell'amore"

Quando si è amici una volta, lo si è per sempre e lei è mia amica da quindici anni.
E' mia amica da quindici anni, e da due non la vedevo.
E' bastato che mi aprisse la porta, e che restasse lì a farsi abbracciare, per risentire quel legame così intenso. Rivederla, parlare per ore, ridere fino a piangere è stato uno dei regali più belli di tutta la settimana.
"Sapessi quanto mi manchi...se tu fossi ancora qui, sarebbe tutto diverso, sarei meno infelice, mi manchi davvero tanto..."
Mi si è stretto il cuore e ho pensato che nonostante tutto, Valeria è davvero la mia migliore amica e basta.
Tornando casa, mentre guidavo sotto la pioggia, pensavo ai legami che resistono al tempo e alla lontananza.
Pensavo alle persone per cui vale la pena prendere un treno al volo, sperando così di raddrizzargli una giornata andata storta.
Pensavo a quei legami che vanno oltre, che sono su un altro piano.
Quei legami che ti spingono a ricomporre un numero di telefono, un solo minuto dopo aver chiuso la conversazione, perché senti che ti manca già l'aria e mentre ti aspetti una frase del tipo "... ma ci siamo sentiti solo un minuto fa..." ti rendi conto che, dall'altra parte, stanno ascoltando una delle tue canzoni preferite, per lo stesso identico motivo che ti ha spinto a riprendere il telefono in mano.
Quei legami per i quali cominci ad usare modi di dire non tuoi, perché così hai l'impressione di conversare anche con chi non c'è.
Quei legami che spazzano via tutto resto, anche dopo anni di lontananza, per i quali basta uno sguardo e hai la sensazione che l'aria intorno si incendi.


"Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore. "

mercoledì 24 febbraio 2010

Aria di primavera


E' accaduto ieri sera alla stazione di Trastevere. Il mio treno aveva accumulato 27 minuti di ritardo ed io, pigramente, attendevo guardandomi intorno svogliata.
Ad un tratto hanno cominciato a suonare delle campane.
Generalmente non faccio caso a queste cose, ma ieri era diverso. Ieri avevo tempo e non potevo far altro che notare i particolari.
Mi giro nella direzione da cui proviene il suono e vedo un campanile moderno ...orrendo...odio le chiese moderne, non mi trasmettono né spiritualità, né il senso del bello.
Alzo lo sguardo, verso un cielo è grigio e vedo le nuvole correre con i loro bagagli pieni di pioggia.
Una folata di vento mi scompiglia i capelli mandandomi una ciocca sulle labbra rese appiccicose dal borro di cacao.
Un'altra, subito dopo, mi porta nuovi odori.
In quell'esatto istante ho avuto la sensazione dell'arrivo della primavera.
Quell'aria quasi tiepida, che sapeva di pioggia e di fiori, una sera non troppo buia, un cielo che ancora lasciava intravedere un tramonto...
Mi sono domandata se andando via da questa città, non finirei per rendermi conto che in realtà piace.
La risposta mi ha un po' destabilizzata.
Ho pensato ad una mia collana, dalla quale raramente mi separo e che ora non ho con me. Ho pensato che si accompagna ad un anello che ha lo stesso motivo.
Ho l'anello, ma non la collana...strana cosa.


Foto: Fontana di Trevi. Roma

mercoledì 17 febbraio 2010

Tutto il resto è noia



Oggi c'è il sole ed io sono a casa con l'influenza. Rosico da morire.
Pagherei per poter andare in giro per la città, in una giornata come questa. Così, a camminare senza una direzione, un obiettivo.
La mia voglia di perdermi per strade nuove si fa prepotente.
Prepotente è anche un pensiero che mi sta facendo compagnia in questi due giorni di ozio e noia.
Mi sono tornate in mente le giornate che hanno preceduto il Natale.
Sono state giornate strane ed irreali, fatte di pomeriggi liberi, di passeggiate e di posti nuovi.
Che strano... ricordo la pioggia mentre salivo i gradini di piazza di spagna. L'indiano aveva voluto lasciarmi a tutti i costi una rosa. E' sul mio comodino, secca e ancora bellissima.
Ricordo il sapore di un panino mangiato frettolosamente su una gradinata di trastevere e ricordo
perfino la musica che passavano alla radio.
Penso alla vigilia di Natale e penso alla mattina del 31...per me poteva finire tutto in quegli istanti...io avevo già festeggiato. Tanto, sapevo già che "tutto il resto è noia".

Ho voglia di uscire, di camminare e di respirare. Mi manca l'aria e mi mancano tante altre cose.
Vorrei essere in un pomeriggio di novembre, accompagnato da un sole ancora gradevole.
Vorrei essere seduta su una panchina di Villa Pamphili, per poter riassaporare attimi che non torneranno più e che proprio per questo conservano una magia tutta loro.
Vorrei rivedere quell'espressione, che mi ha accolta al mio arrivo .

Proprio vero...tutto il resto è noia

Che coglioni...'sta convalescenza mica mi fa poi così bene...

Foto: Fori Imperiali di sera

sabato 13 febbraio 2010

Oggi ti amo



Ho scostato le tende della sala e un raggio di sole ancora gelato mi ha colpita in pieno viso.
Sono rimasta ferma in quella posizione, con gli occhi ridotti a due fessure, per un tempo indefinito.
A pensare a cosa? Ai vizi.
Ho pensato ai vizi che si ricevono, a quanto sia facile abituarsi e a quanto facilmente si danno per scontati.
Ho ripensato ad una vecchia foto che mi ritraeva con una persona. Era dietro di me e mi abbracciava incrociando le mani sul mio petto mentre io mi aggrappavo a quelle braccia sorridendo.
Belle, bellissime mani, di un tempo passato che sembra non essere mai trascorso.
Ho richiuso la tenda lasciando lì quel pensiero.
Prima di uscire mi rendo conto che gli occhiali che ho in borsa non sono adatti. Troppa luce. Troppo chiaro. Troppo sole.
Meglio quelli grandi scuri, un po' da diva che, a ben vedere, stonano con il mio solito stile sempre troppo sportivo, sempre troppo da ragazzina.
Non mi interessa c'è troppa luce, troppo sole, troppo chiaro.
In giornate così, questa città assume un suo fascino particolare.
Dico di non amarla, ma non è del tutto vero. E' grandiosa, misteriosa...certo non è Torino, ma non è poi così male.
Sì oggi amo questa città.
Mi piace vederla dai viali umidi di Villa Glori, mi piace vedere che i raggi di sole filtrano dai rami, cercando di sfidare l'ombra che odora di foglie bagnate.
Mi fermo un'istante a guardare il "biondo Tevere" ed ecco che all'improvviso provo quella sensazione.
Per un attimo è come se ricevessi nuovamente quell'abbraccio. Stesso modo di stringermi, stessa mia posizione, stesse mani stupende.
Come in quella vecchia fotografia.
Che strana coincidenza...
Piacevole.
Struggente.


"Quel giorno si accorse con stupore che tutte le volte che lui le diceva "ai tuoi ordini", in realtà voleva dirle "ti amo"…" (La storia fantastica)


Foto: Mole Antolelliana (Torino)

venerdì 12 febbraio 2010

Sono tornata


A dire il vero sono tornata da qualche giorno, ma avevo bisogno di metabolizzare il rientro.
Erano mesi che non tornavo a Torino. Quando passa così tanto tempo tutte le emozioni sono esasperate.
Ho riunito e riabbracciato un pezzetto del mio cuore.
Gli altri pezzi sono ancora sparsi e continuano ad essere così.
Gli occhi sorridenti dei mamma e nonna mi hanno lasciato un sapore strano, talmente dolce da essere triste.
Sono sempre triste quando parto.
Anzi no. Sono triste un attimo prima di partire.
Una volta salita sul mio treno, tutto si congela. Non c'è più tristezza, solo freddo. E' come un torrente che aspetta la primavera per ricominciare a scorrere.
Salgo sul treno, torno alla mia vita e lascio Torino nel pezzetto di cuore congelato.
Ricordo quelle parole come se mi fossero appena state dette: "casa è dove c'è il cuore".
Peccato che il mio sia talmente sparso, da farmi sentire un cane randagio.

Foto: Piazza Carlo Felice sotto la neve (Torino)

giovedì 28 gennaio 2010

Esiste???


Lei non lo sapeva ma aspettava un Uomo
Che la scuotesse proprio come un tuono
Che la calmasse come un perdono
Che la possedesse e fosse anche un dono

Era tanto tempo che aspettava l'Uomo
Che la ipnotizzasse solo con il suono
Di quella sua voce dolce e impertinente
Che proprio non ci poteva fare niente

Che la fa sentire intelligente
Bella, porca ed elegante
Come se fosse nuda tra la gente
Ma pura e santa come un diamante

Un Uomo dolce e duro nell'Amore
Che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare
E poi di nuovo farsi far l'Amore

Per seppellirsi tutta nell'odore
Che le rimane addosso delle ore
Che non si vuole mai più lavare
Per non rischiare di dimenticare

Che le ricordi che sa amare
Un Uomo che sappia rassicurare
Che la faccia osare di sognarsi
Come non é mai riuscita ad immaginarsi

Un Uomo pieno di tramonti
D'istanti, di racconti e d'orizzonti
Che ti guarda e dice: "Cosa senti?"
Come se leggesse nei tuoi sentimenti

Un Uomo senza senso
Anche un po' fragile ma così intenso
Con quel suo odore di fumo denso
Di tabacco e vino e anche d'incenso

Impresentabile ai tuoi genitori
Così coerente anche negli errori
Proprio a te che fino all'altroieri
Ti controllavi anche nei desideri

Tu che vivevi nell'illusione
Di dominare ogni tua passione
Tu che disprezzavi la troppa emozione
Come nemica della Ragione

Non sei mai stata così rilassata
Così serena ed abbandonata
Così viva e così perduta
Come se ti fossi appena ritrovata

Un Uomo dolce e duro nell'Amore
Che sa come prendere e poi dare
Con cui scopare, parlare e mangiare
E poi di nuovo farsi far l'Amore

(Finardi)

Se ne trovo uno così , giuro che lo clono e lo passo a tutte le amiche!

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