giovedì 31 dicembre 2009

mp3


Devo preparare il dolce per la cena di capodanno.
Ovvio che il dolce spettava a me. Il dolce è sempre mio. La torta è sempre cosa del mio forno. Non poteva essere diverso. E' giusto così.
Casa fare?
Semplice la Tarte tatin. Ora ho anche la magnifica padella, fatta arrivare direttamente da Parigi dal mio Lamb.
La Tarte tatin, la torta di mele.
Io adoro le torte di mele. Chissà poi perché.
Forse perché la mela è il frutto del peccato?
Forse perché esiste una sola metà perfetta della stessa mela. Una, ed una soltanto, è quella che si incastra, manco fosse un pezzo di puzzle.
O forse perché nulla come il profumo di una torta di mele mi sa di casa.
Qualcuno mi ha detto che casa è dove c'è il cuore.
E il mio dov'è?
Non ho voglia di pensarci. Devo cominciare a fare il caramello.
Mi serve la musica giusta.
Accendo la radio. Per carità. Tutte musiche che non centrano un cazzo con quello che le mie mani impegnate e la mia mente, per nulla libera, vogliono.
Reparto cd.
Battisti? Di solito funziona.
Questa sera no.
Cerco altro. Cerco tutto e troppo. Cerco ricordi e malinconia.
Ah sì...gli mp3 sul lettore...
E questo mi fa pensare che è il caso che mi masterizzi un cd di mp3 per momenti come questi.
Metto le cuffie , sparo il lettore a palla e vado in cucina.
Il mondo si ferma, oppure no. Fuori ci sono i colori del crepuscolo, nella mia testa ci sono i colori di un tramonto visto per caso ieri.
Ci sono i mille colori di una soffitta zeppa di vecchie videocassette. Ci sono i colori di una delle tante ville romane.
Nell'aria l'odore di zucchero e nelle orecchie Killer in me degli Smashing Punpkins.
Lo zucchero cambia colore e consistenza, imbrunisce diventando dello stesso colore delle foglie secche.
Prima Cry dei Simle Minds, poi Behind blue eyes nella versione dei Limb Bizkit, seguono le mie mani.
Che strano processo quello che porta lo zucchero a divenire caramello. Prima è liquido, poi la consistenza diviene dura, cristallazzita, per poi tornare liquida.
Perché stupirmi? in fondo tante altre cose passano da diversi stadi prima di crescere, cambiare e diventare magnifiche.
Per un istante chiudo gli occhi e mi godo un nuovo suono che esce dalle mie cuffie Try Try Try, ancora i Pumpkins...
Ho ancora quel cd masterizzato.
Me lo sono portata a Roma tra pochi altri. Quando l'ho ricevuto era accompagnato da un bigliettino verde. Il verde...un colore che ritorna, come le foglie, come gli occhi che mi hanno regalato quel cd.
Ecco queste erano le sonorità di cui avevo bisogno. Qualcosa che fosse legato a qualcos'altro. Legato da quei nodi assurdi che non si disfano manco a pregare.
E' ora di preparare la pasta brisè.
Devo essere veloce ad impastare. E' fondamentale che non si scaldi o verrà una schifezza. Le mie mani devono essere fredde. Le metto sotto l'acqua gelata per un po'.
Un brivido mi corre lungo la schiena.
Se toccassi una persona in questo momento le gelerei l'anima. Sperando magari di scaldarle il cuore.
Ma guarda un po'...le avevo messe proprio tutte ..c'è anche Anibody Seen May Baby. Bella anche questa.
Mani infarinate, mani che si scaldano.
L'impasto passa tra le mie dita. Lo afferro, lo modello, lo stringo e lo plasmo a mio piacimento.
E' morbido, caldo. Prende forma, muta aspetto, tra le mie mani calde. Non è solo farina e burro.. è la creazione.
Chissà se Dio quando ha creato l'uomo ha fatto nello stesso modo, chissà se si è reso conto... chissà se ha chiuso gli occhi per un istante e ha respirato a fondo, sentendone tutti gli odori.
Chissà se si è reso conto di quanto possa essere sensuale la creazione...

Burn dei Cure...Sbalordito il diavolo rimase, quando comprese quanto osceno fosse il bene...
Adoro quel film.

Ah questa invece è nuova, l'ho messa da pochissimo. Dopo che l'ho ascoltata un tardo pomeriggio in macchina. L'ho sentita spesso alla radio in questo periodo, ma solo dopo quel pomeriggio mi sono decisa ad inserirla nel lettore. E' Eddie Vedder che con quella sua voce calda ed un po' sospirante che canta Just Breathe.
Bella, bellissima.
Stendo la pasta brisè con il mattarello. Un gesto che farebbe mia nonna. Avrei potuto comprare quella già pronta.
No, il padrone di casa e i suoi invitati meritano che la prepari io. Il padrone di casa è un caro amico. Uno di quelli che vede lungo e che capisce sempre un sacco di cose. Quindi si merita che faccia l'impasto. Dall'inizio, alla fine.

Eccola è pronta.
Io sono pronta? Ovviamente no. Tra un' ora dovrei essere casa sua, per una festa di cui non mi è mai importato un tubo, e quest'anno ancora meno.
Proprio vero..le cose assumono l'importanza che tu gli dai.
Io, al capodanno, non la do.
Mi vestirò esattamente come ero vestita questa mattina. Niente acchittamenti. Non sono nel mio stile.
A mezzanotte mi fermerò un solo istante, chiuderò gli occhi per un secondo ed esprimerò il mio desiderio.
Sicuramente, un attimo dopo, mi domanderò se anche qualcun'altro avrà fatto la medesima cosa.


Buon anno a tutti.

Foto: tramonto romano fotografato per strada

mercoledì 30 dicembre 2009

Piccoli momenti d'estasi


Questa mattina non poteva cominciare meglio.
Quando riesci a fare colazione con un cioccolatino, di cui ti porti il sapore sulle labbra per l'intera giornata, tutto il resto non può prendere una piega negativa, nemmeno avendo Saturno contro.
Volendo citare un film (Lezioni di cioccolato), i cioccolatini sono piccoli momenti d'estasi.
Ecco, io ho avuto il mio.
L'ho assaporato lentamente. Attimo per attimo. Ne ho sentito il profumo inebriante, il sapore dolce e persistente, la corposità che perdura in bocca.
Me lo sono goduta passeggiando per vie sconosciute, sotto una pioggerellina fintamente fastidiosa.
Cioccolato e odore di foglie bagnate nel freddo dell'inverno.
Cose da far perdere la testa...

lunedì 28 dicembre 2009

Su un altro pianeta, di un altra galassia...in un altra vita.


Ti ritrovi, senza nemmeno sapere come, a pensarci.
Ti rendi conto che non sei dove ti trovi, ma sei su un altro pianeta, di un altra galassia, in un altra vita.
Sono altrove.
E sono con te.
Ti sono accanto quando la sera ti sdrai a letto e, magari anche tu, sei su un altro pianeta.
Sono con te quando pensi che così non va bene. Sono ad accarezzarti il cuore e l'anima quando non ne puoi più.
Sono con i tuoi sorrisi, che dici essere rari. Sono nel tuo abbraccio che riservi ad altri.
Sono con te perché ti respiro.
Ogni volta che ti ho accanto, ti respiro fino all'ultimo istante.
Ti respiro e ti sento.
Sai di bosco e pioggia. Sai di foglie bagnate nel freddo dell'inverno.Sai di terra umida e calda.
Sai del mio profumo che ti resta nelle mani, sul cuscino e tra le lenzuola.
Sai di me, perchè ti voglio accanto. In questa vita e in qualsiasi altra.

Foto: Torino, piazza Camillo Benso conte di Cavour

giovedì 17 dicembre 2009

La sciarpa



L'inverno è arrivato per il mio giardino, per i miei tramonti malinconici e per me.
Cerco una calda sciarpa per scaldare quello che ho dentro, che mi sembra sempre più distante, sempre più irreale.
Sabato cercherò quella sciarpa e forse starò meglio.
La voglio morbida, avvolgente, di quelle che quando le indossi ti fanno scordare tutto il freddo che si ha intorno. Quel freddo che piano, piano ti entra dentro e ti ferma il cuore.
Voglio una sciarpa che mi protegga, che mi riscaldi, che mi isoli dal mondo. Una sciarpa attraverso la quale posso vedere i miei sogni. Quei sogni che, non ho solo messo nel cassetto, ma che ho stipato in un vecchio baule nascosto in fondo ad una cantina.
Voglio vestirmi di quella sciarpa e andare a scovare quei sogni.
Sono sogni vecchi di anni. Sono sogni che profumano di mare, di sabbia e sole. Sono caldi e morbidi come la mia sciarpa.
Forse indossando quella sciarpa, anche se per poco, potrei ricordarli e magari provare a realizzarli.
Oppure, potrei non pensare a ieri o al domani e tenermi stretta quella sciarpa... fino a consumarla.

Foto: La sciarpa

venerdì 11 dicembre 2009

La vie en rose



Non riesco a stare senza musica.
A qualsiasi ora, di qualsiasi giorno della settimana, c'è lo stereo che trasmette qualcosa.
In ufficio c'è la radio e con il mio compagno di scrivania, dopo eterne battaglie, siamo arrivati ad una mediazione.
La mattina c'è la sua radio Deejay; il pomeriggio c'è la mia radio Capital.
L'altro pomeriggio hanno trasmesso una canzone che non sentivo da secoli..."La vie en rose" nella versione di Grace Jones (riesumata probabilmente sulla scia del nuovo spot della Martini).

Non solo, non la sentivo da secoli..ma penso di non ascoltarla da ancora più tempo, così senza quasi accorgermene mi sono soffermata sulla prima strofa...

Des yeux qui font baisser les miens
Un rire qui se perd sur sa bouche
Voila le portrait sans retouche
De l'homme auquel j'appartiens

Occhi che fanno abbassare i miei
Un ridere che si perde nella sua bocca
Ecco il ritratto senza ritocchi
Dell'uomo al quale appartengo

Cosa c'è di più bello che abbassare gli occhi di fronte ad un uomo che ti sta guardando?
Quella soggezione dovuta ad una forte emotività che ti rende quasi indifesa.

Quand il me prend dans ses bras,
Il me parle tout bas
Je vois la vie en rose
Il me dit des mots d'amour
Das mots de tous les jours,
Et ça me fait quelques choses
Il est entré dans mon coeur

Quando mi prende fra le braccia

Mi parla a bassa voce
Vedo la vita tutta rosa
Mi dice parole d'amore
Parole di tutti i giorni,
E sento che qualcosa
E' entrato nel mio cuore

Una voce calda e profonda che ti parla, mentre ti fa abbassare gli occhi
.

Une part de bonheur
Dont je connais la cause
C'est lui pour
Moi, moi pour lui dans la vie
Il me l'a dit, l'a juré pour la vie,
Et dès que je l'apercois
Alors je sens en moi, mon coeur qui bat...


Una parte di felicità
Di cui conosco la causa
E' lui per
Me, io per lui nella vita
Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita,
E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano
Allora sento in me, il cuore che batte...


Darsi appuntamento. Arrivare, vederlo da lontano e sentire che il cuore perde il controllo, che il respiro si blocca e la mente vola via.

Des nuits d'amour a plus en finir
Un grand bonheur qui prend sa place
Les ennuis, des chagrins s'effacent
Heureux, heureux a en mourir


Notti d'amore senza fine
Una gran felicità che si fa largo
I fastidi, i dolori si cancellano
Felice, felice da morire


Rendersi conto che in sua compagnia il tempo sembra cristallizzarsi. Improvvisamente scoprire che stai bene e che quella strana sensazione che provi, è felicità.
Felice da morire.

Chi non vorrebbe una Vie en rose??

martedì 8 dicembre 2009

La scalinata


Mi fermavo a guardare quella scalinata ogni volta che mi trovavo a passarci davanti. La guardavo e mi ripetevo che prima o poi avrei fatto quei gradini. Aspettavo solo il momento adatto, la giornata giusta, l'attimo perfetto.
Ieri avevo tutto. Avevo il momento, la giornata e l'attimo.
Salivo quei gradini in religioso silenzio, non sarebbe servita alcuna parola. Era bello così.
Arrivata in cima, la vista era splendida. Si vedevano i rami dei platani mescolarsi alle luci dei lampioni che si stavano accendendo. Più lontano i fori imperiali si coloravano con la luce del crepuscolo. Anche il cielo era perfetto. Non era limpido e terso; c'erano nuvole dai colori rosati del tramonto, colori malinconici, come piacciono a me.
Un momento magico, cristallizzato nel tempo, che non poteva essere migliore di quello che è stato.

Foto: veduta dei tetti romani dalle scuderie del quirinale

domenica 6 dicembre 2009

Crostate e pensieri



La casa profuma di burro, zucchero, uova e farina.
Profuma di crostata alle fragole, calda e friabile.
Preparare dolci occupa le mani e libera la mente.
Inevitabile non riempirla di pensieri. Si affolla di immagini appartenenti alle persone che mi circondano.
Penso che alcune sono dei muri, su cui i miei pensieri rimbalzano inscoltati. Penso che per alcuni la bontà e la sensibilità sono un difetto. Penso che ho la malsana abitudine di accompagnarmi a gente che, nella migliore delle ipotesi, non mi capisce...nella peggiore, mi capisce e vuole cambiarmi.

Penso che, a breve una persona partirà,portandosi dietro un sacco di cose.
Penso che questa persona,a cui tengo, non solo mi sente, ma mi ascolta. Peso che questa persona ha delle mani favolose...
Lo immagino mentre si siede attorno ad un tavolo, magari a capotavola, mentre beve un bicchiere di coca cola...e mi domando a che potrebbe pensare in quel preciso istante.
Penso che sia struggente nel suo sguardo.

Penso che è meglio che spenga il cervello perché la giornata è ancora lunga...troppo lunga.


Foto: Mare di Anzio a fine estate

mercoledì 25 novembre 2009

Qualcuno mi ha detto...


"Ecco cosa succede quando una forza irrefrenabile incontra un oggetto inamovibile..."

Quanto è vero..mamma mia quanto è vero...

domenica 22 novembre 2009

Guarda come lui guarda lei...




Arrivano alla fermata del treno tenendosi la mano.
Si fermano e guardano entrambi il display, dove appare chiara l'ora dell'arrivo del treno.
Hanno 6 minuti.
Lei sorride appena, lo guarda, avvicina le mani al bavero della giacca, lo afferra e lo trascina verso di , appoggiando la testa sulla spalla di lui.
Lui chiude gli occhi, lentamente, sospira e l'abbraccia, la stringe forte
Le sue dita si piegano e si aggrappano alle spalle di lei, come per non lasciarla andare.
Restano in quella posizione per un lasso di tempo che sembra cristallizzato.
Poi lei alza la testa controlla il display..ancora tre minuti...
Lui si avvicina le sussurra qualcosa all'orecchio e le da un bacio. Un bel bacio.
Distolgo lo sguardo.
Sento il treno che arriva. Lei si volta di scatto e lo vede arrivare, come lo vedo io.
Si ferma, apre le porte. Gente che sale, gente che scende.
Lei sale, salgo anche io. Le porte si chiudono, lui la guarda e lei appoggia la mano sul vetro.
Mi volto e vedo due ragazzine. Una da una gomitata all'amica "Ale, guarda..guarda come si guardano quei due..."
"No..guarda come lui guarda lei...guardalo...Dio che darei per essere guardata in quel modo almeno una volta nella vita..."
Il treno si muove e il loro sguardo scivola via.

venerdì 6 novembre 2009

Aspetta, Rhett... Rhett... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?


Presente quei periodi nella vita in cui nulla va come dovrebbe?
Nulla di grave, ma piccole cose costanti.
Una multa da pagare, un mal di denti, una torta che si brucia, il treno sempre in ritardo, la lavastoviglie che decide di andare in sciopero... Ecco cose del genere. Tutte piccole stronzate che ti si presentano riempiendo i tuoi giorni e regalandoti una settimana davvero da rompi maroni.

Beh c'è un'unica soluzione. Un'unica cosa da fare. Un unica frase da pronunciare.
In passato avrebbe suonato come "francamente me ne infischio!".
Oggi rende meglio l'idea un " ma vaffanculo, chi se ne frega!!"

"- Aspetta, Rhett... Rhett... Se te ne vai, che sarà di me, che farò?
- Francamente me ne infischio."

lunedì 26 ottobre 2009

Una domenica di ozio

Ho aperto gli occhi ed erano le 9:00.Ho grugnito.
Avrei voluto stare ancora un po' sotto le coperte, ma odio alzarmi tardi. Quando mi alzo tardi ho sempre l'impressione di buttare via la giornata.
Poi ho avuto una folgorazione...è cambiata l'ora!
Improvvisamente ho scoperto di avere un'ora in più.
Improvvisamente potevo raggomitolarmi sotto la trapunta, riaddormentarmi, ricominciare a sognare, alzarmi con calma, fare colazione , preparare un dolce, oziare sul divano, guardarmi un film horror, farmi la manicure e probabilmente anche partire per esplorare il mondo...tutto grazie a questa magnifica ora in più.

Una sola misera ora in più e mi è parso di avere il Tempo nelle mie mani, ai miei comandi e a mia disposizione. A parte il giro esplorativo della terra , ho fatto tutto.
Ho fatto una crostata con marmellata di visciole (che ancora non ho ben capito se sono amarene o cosa diamine sono), ho visto un film horror (per gli appassionati, il film in questione era Orphan) mentre sistemavo le mie meravigliose unghie lunghe e, come se non bastasse, sono riuscita ad incastrare anche un giretto al mercatino dell'antiquariato di Campagnano.
Insomma un domenica di ozio e di tempo. Tempo che non è mai abbastanza e che cerco sempre disperatamente.

giovedì 22 ottobre 2009

Piove


Mi sono svegliata con il suo ticchettio sul tetto.
Ancor prima che suonasse la sveglia, l'ho sentita con il suo cantilenare sul tetto e sul giardino.
Quell'idea di freddo e umido, per me diventa una sensazione di avvolgente serenità.
Amo l'acqua e amo la pioggia. Mi piace uscire fuori in giardino, un po' infreddolita, alzare il naso e odorare.
Odorare quel profumo di terra umida, di erba bagnata e di foglie autunnali.

Vi è mai capitato di essere in un bosco mentre piove? Si sente il rumore, si sente l'odore e solo dopo molto, si sente l'acqua. Ha un non so che di fiabesco.
L'odore di selvatico e di ferino ti entra nelle narici e sembra quasi bruciarle. L'odore di muschio e di fango arriva un attimo dopo facendoti sentire altrove, in un luogo diverso, sconosciuto e inesplorato.Poi giunge quel profumo caldo e dolciastro di funghi e castagne.
Per un attimo si ha sensazione di trovarsi in una situazione di ancestrale naturalità. Come se l'uomo fosse destinato a quei luoghi e non alle cementiche città. Se si chiudono gli occhi e si ascolta la natura, sembra quasi di sentire gli alberi e gli animali parlare.
I sensi tramortiti dal rumore, dalla luce e dagli odori della città sembrano nascere a nuova vita. Le gocce che si appoggiano al viso sono fredde e vive; scorrono lungo la fronte e le guance arrossate per scomparire nel collo della giacca, lasciando una scia di brividi e pelle d'oca.

Per un secondo, che per me ha il tempo di un secolo, resto lì, immobile con il naso verso il cielo, gli occhi chiusi, gli odori addosso e la pioggia che cade.
Sono anni che non sento la pioggia nei boschi; mi accontento di sentirla in giardino, mi accontento di ascoltarla mentre cerca di raccontarmi come mi piaceva conversare con lei in mezzo al bosco.
Ed è per questo che ogni tanto il vento la accompagna portandomi quei vecchi profumi e quei malinconici ricordi.

Dio quanto mi mancava la pioggia.

venerdì 16 ottobre 2009

Perchè l'uomo non deriva solo dalle scimmie...


Devo ammettere che la palestra è un ambiente decisamente interessante.
L'ho sempre sottovalutato, ma mi rendo conto che è uno dei mezzi più semplici ed immediati per lo studio sull'evoluzione della specie.
Si sà, noi deriviamo dagli animali.
C'è chi deriva dalle scimmie, chi dalle megattere (la sottoscritta), chi dai gatti e chi, come in questo caso, dai cani.

Ieri sera arrivo tutta trafelata per la mia lezione di fit boxe, e per non perdere tempo a cercare un posteggio che non avrei comunque trovato (il parcheggio della palestra è si e no grande quanto il mio pianerottolo.. che vi assicuro essere microscopico), decido di infilarmi in uno dei parcheggi sulla strada.
Vedo un posticino,mi ci fiondo, notando subito che la macchina alla mia sinistra prendeva non solo in suo parcheggio, ma anche parte del mio (manco avesse un autobus...). Va beh non potevo perdere altro tempo. Incastro il mio bagarozzo e tento di scendere.
Mi muovo tipo contorsionista e cerco di sgusciare fuori dall'angusto spazio rimastomi a disposizione, tra la mai portiera e la fiancata della Golf stronza. Tra un'imprecazione e l'altra la noto..la stronza propietaria, della stronza macchina, si stava acchittando allo specchietto retrovisore facendo molta attenzione ai miei movimenti ...fosse mai che le sfiorassi la fiancata...
Punto 1) invece di stare in ansia per la tua fiancata, perché non la pianti di truccarti e non parcheggi decentemente visto che il posto non ti manca?
Punto 2) levati pure quell'espressione contrariata della serie "per controllare questa scema, ho sbavato il mascara".

Va beh lasciamo perdere..se dovessi perdere tempo con tutti gli idioti che incontro per la strada sarei già vecchia, e poi la lezione si avvicina e posso sempre dare la sua faccia al mio sacco da fit boxe.
Arrivo agli spogliatoi , infilo i miei banali pantaloncini, la mia polo di 4 taglie in più, raccolgo i capelli alla bene meglio e comincio ad arrotolare quelle chilometriche fasce alle mani. Nel frattempo origlio i discorsi negli spogliatoi (potrei dire che non lo voglio fare..che è un caso..che trovandomi lì è inevitabile..ma invece NO...ascolto proprio quello che dicono le altre persone; in fondo non è che arrotolando le fascette abbia di meglio a cui pensare).
Un branco di adolescenti con gli ormoni non ancora domati:
-"hai visto che pezzo di figo l'istruttore della sala pesi?"
-"siiiii, ommiodddio, è da sturbo!"
sturbo??? oh gesù quanto son vecchia..da dove esce sta parola??
-ah si, si, io me lo farei in tutte le posizioni-
weh ciccia ma se avrai si e no 15 anni, datti una regolata sù...
-"Sì sì è davvero troppo bono. Ma secondo voi ha la donna?"
-"Non saprei..certo fosse single...anche solo per una strusciata"
una strusciata?? chissà che significato ha una strusciata in questo nuovo mondo adolescenziale?!intenderà una pomiciata??

Distrattamente alzo lo sguardo e vedo seduta poco distante a me la stronza, della stronza Golf.
Uh signur ma allora viene in palestra. Doppio "uh signur"... ma allora si stava acchittando per venire qui?!?
Laguardo meglio. Sarà pure stronza, ma è figa. Niente da dire. Fisico perfetto, viso che ricorda la versione in saldo di Julia Roberts. Insomma una gran bella ragazza.
Poi vado oltre e noto che anche lei aveva le orecchie tese, ad ascoltare i discorsi delle ragazzine infoiate.
Nel frattempo, per me è arrivata l'ora di andare alla mia lezione di fit boxe.
Arrivo davanti alla porta e mentre aspetto che l'insegnate arrivi, mi godo la scena più bella di tutta la serata.
La nostra Julia in saldo, esce seguita dal branco di ragazzine e tutte quante si sparpagliano nella sala pesi.
Julia in saldo sale sullo step (il macchinario, non il classico gradino), si sistema "appecorata" (neologismo coniato dal mio collega per indicare quelle posizioni del tutto femminili in cui la prima cosa che vedi è il culo) e comincia a fare i suoi esercizi.
Arriva l'istruttore- tripi (tricipite)- gran figo-mi ti struscio e senti un sospiro generale.
Se avessi guardato meglio, probabilemnte, avrei visto anche gli ormoni uscire insieme all'alito.
Julia in saldo sorride, lo guarda e gli fa cenno di avvicinarsi.
L'istruttore- tripi- gran figo-su quegli addominali potrei grattugiare il parmigiano- si avvicina a lei con aria maschiale .
A quel punto è stato chiaro che, se io derivo dalle megattere, Julia in saldo deriva dai cani.
Accompagnata dalle espressioni avvilite e disperate del ormo-branco, si bacia appassionatamente l'istruttore-tripi- gran figo-pure con la lingua ti alzo i pesi- marcando ben bene il territorio.
Ha fatto pipì sul suo angolo di muro. Ha dimostrato chiaramente che quell'osso era suo e alle cagnette deluse, non rimaneva che guardarlo da lontano sognando di strusci in tremila posizioni.

Ho sogghignato per tutta l'ora seguente ripensando a quella scena.
E poi non dite che la palestra è un posto poco stimolante.




lunedì 12 ottobre 2009

Perchè amo il tramonto, con i suoi colori caldi e tristi

Roma, passeggiata sul lungo mare di Ostia



Roma, dal terrazzo di casa



Aramengo, dal balcone della camera



Aramengo, il cigliegio difronte al salone


Aramengo, dal balcone


Dal mio Flickr

mercoledì 7 ottobre 2009

Come le Madeleine di Poust




Spesso la mia vita è un arruffarsi di ricordi, di odori, di profumi, di ricette, di sapori, di acqua e di persone.
Amo i ricordi, amo ricordare e amo la maliconia con quel suo sapore agrodolce.
E spesso, proprio come racconta Proust ( nell'opera "alla ricerca del tempo perduto" il narratore mangia una Madeleine, un dolce tipico francese, e questa gli risveglia ricordi legati a momenti della sua infanzia), certi gusti e certi odori riportano alla mente momenti passati.

L'ultima volta è capitato con i famosi biscotti scozzesi, i burrosissimi Walkers.
Non mangiavo quei biscotti da una vita; poi un collega li ha portati in ufficio.
Il profumo, la consistenza, la friabilità, il gusto..tutto di quei biscotti mi fece ricordare una parentesi della mia vita.

Ricordo che la prima volta che li assagiai fu insieme ad un ragazzo.
Eravamo su un autobus e parlavamo di cibi libidinosi mentre le sue bellissime mani , cercavano le mie. Parlavamo di dolci, di cioccolata e di biscotti e ricordo anche il modo che aveva di guardarmi.
Mi guardava così tanto intensamente, sorridendo appena, che a fatica riuscivo a mantenere uno stato di apparente calma.
Aveva uno sguardo dolce, timido e sfrontato allo stesso tempo.
Non ho mai capito se fosse dovuto al fatto che ero di qualche anno più grande e vedeva in me il fascino della conquista e del proibito, o se fosse semplicemente perché gli piacevo; fatto stà che pochi altri mi hanno guardata in quel modo.
Ad un certo punto nominò questi biscotti. Ammisi di non conoscerli, di non averli mai assaggiati.
Gli si illuminarono gli occhi. Aveva trovato un qualcosa che lui poteva farmi provare. Aveva trovato un qualcosa che gli averebbe permesso di farsi ricordare. Aveva scoperto che poteva iniziarmi a un gusto nuovo, ad una nuova esperienza.
All'improvviso quei biscotti non erano più solo biscotti, ma erano un ricordo, un'occasione, un bacio, una carezza, un sapore.
Tre fermate dopo saltammo giù da quell'autobus, diretti verso un famoso negozio di dolciumi.
Uscimmo con i nostri pacchi di biscotti, ridendo e non pensando ad altro.
Ricordo il gusto di qui biscotti sulle sue labbra, quando aveva sfidato, le convenzioni, la timidezza e la paura.
Un bacio che sapeva di burro.
Un bacio dolce, al sapore di biscotti.

Ma voi come la fate???

Quest'anno dopo una vita passata in piscina, ho deciso di tornare temporaneamente (e sottolineo il temporaneamente) all'asciutto.
Troppi raffreddori e troppi pochi stimoli, mi costringono a prendermi un periodo di pausa.
Ma, dato che ferma non riesco a stare, ho deciso di dedicarmi a qualche altra attività.
La palestra devo dire che offre tanti corsi interessanti e ho deciso di provarne due.
Lo spinning il martedì sera e la fit boxe il giovedì (sempre di sera).

Ieri ,dopo un mese che mi implorano di ricordarmi, mi decido a prendere un'ora di permesso per andare a farmi 'sto benedetto certificato di sana e robusta costituzione (sul robusta mica c'è bisogno del certificato , si vede benissimo anche così' eh).
Uscendo prima dall'ufficio, mi ritrovo ad arrivare prima in palestra .
Nessun problema-penso- mi aggrego al corso che si svolge l'ora precedente, rispetto a quello che frequento io e...santiddio c'è un altro istruttore. Pazienza.

Cominciamo già male a partire dalla musica.
Un tribal-unz-unz (sono troppo vecchia per sapere il nome di questo genere musicale) sparata a tutto volume, accompagna le urla di questo schiavista infoiato.
-"forza salite!!! non sentite la stanchezza, non sentite il dolore. Forza!!!! il dolore avvicina a se stessi. La stanchezza vi rende forti..dei guerrieri!!!!!" (al massimo delle guerriere o delle amazzoni, o valchirie; siamo tutte donne.. usa degli aggettivi femminili. Ma sorvoliamo...)
Cazzate del genere hanno accompagnato i primi 10 minuti di lezione.
Poi la mia attenzione si sposta inevitabilemente alla sua figura sudata marcia che grondava acqua, manco fosse caduto in mare...ma io dico ma un asciugamano per asciugare il sudore no?!!
Eh va beh ..finché ti liquefi nel tuo metro quadrato va ancora bene. Ma no..lui no. Lui doveva scuotere la testa a destra e manca per accompagnare quella cavolo di musica tribale fatta di bonghi...(e per citare Elio "piantala con 'sti bonghi, non siamo mica in Africa...").
Alla faccia di chi si raccomanda di starnutire nel fazzoletto per non tramettere la famosa suina.
Ma il meglio è arrivato verso la fine, quando una delle sue musiche parte con uno scroscio d'acqua.
Tra la fatica, il disgusto e , a questo punto, lo sgomento generale esordisce con:
"ma voi donne come la fate?"
O__O
...
O__o
...
-__-

Ohmioddiooo, ma questo da dove esce???

-No dico davvero..voi quando urinate, centrate il buco? o andate a destra e sinistra? noi uomini vediamo il buco e possiamo indirizzarla...ma voi come fate? da che parte vi tira? Spiegatemi sta cosa, perché me la sono sempre chiesto. Come fate voi donne a farla andare dritta?"

Ok, mi alzo e me ne vado.
Ed ecco che già mi manca la mia piscina.

lunedì 5 ottobre 2009

Una scaccia, un arrosto e una pancakes salato!


Vi avevo avvisato che sarei tornata e l'avrei fatto alla grande.Così è stato!
Periodo di spadellamenti e periodo di grande ripresa...pratica ed emotiva.


Quello che vi propongo è un intero pranzo, dall'antipasto, al secondo (per questa volta escludiamo il dessert, visto che vi ho proposto una torta solo ieri).
Ma andiamo con ordine.


Come antipasto ho preparato una Scaccia, ovvero una focaccia sicula, alle cipolle rosse di tropea. Ricetta facile facile, che si prepara in una mezz' oretta scarsa, grazie alle praticissime paste per pizza solo da farcire.


Scaccia alle cipolle di tropea e wurstel



Ingredienti

-2 rotoli di pasta per pizza fresca
-6/7 cipolle rosse di tropea
- olive nere denocciolate a piacere
-2 wurstel grossi

Pulire e lavare le cipolle; tagliarle a rondelle sottili e farle appassire in una padella anti aderente con un filo d'olio EVO.
Salare e pepare.
Stendere uno dei due rotoli di pasta per pizza su una teglia, bucherellare il fondo e metterci le cipolle, le olive e i wurstel tagliati a pezzetti.
Ricoprire con il secondo rotolo di pasta per pizza e chiudere bene i bordi in modo da formare una sorta di grosso calzone. Irrorare la superficie con un filo di olio.
Infornare come da tempi e temperatura, suggeriti dalla confezione della pasta per pizza (generalmente a 200°) fino a quando non vedrete la superficie dorasi.
Servire calda.


Pancake salati alle zucchine

Un primo insolito che potrebbe anche funzionare da antipasto.
Soffici frittatine spumose e alte, dal profumo di menta che vi sorprenderanno.



















Ingredienti



-4 zucchine piccole
-2 uova intere
-200 ml di latte
-1 albume
-120g di farina
-1 cucchiaio di olio evo
-2/3 foglioline di menta (in mancanza della menta anche il basilico va bene)
-sale pepe q.b.

Mettere la farina in una ciotola e, senza smettere di mescolare, unite le due uova sbattute. Versare progressivamente il latte mescolando finché la pastella è ben liscia.
Lasciare riposare in frigo 1 ora.
Pulite le zucchine e grattuggiatele. Rosolatele per 5 minuti a fuoco medio in una padella con un filo di olio evo.
Lasciatele raffreddare ed unitele alla pastella. Salate, pepate e mettete la menta tagliata sottile
( o il basilico).
All'ultimo minuto, montate l'albume a neve molto ferma con un pizzico di sale e poi incorporatelo delicatamente alla preparazione.
Versare il contenuto di un mestolo in una padella piccola e anti aderente unta di olio.
Man mano che i pancake sono pronti metteteli su un piatto e teneteli in caldo fino al momento di servire.

E per ultimo ...un arrosto alle mele (ricetta di "cucina moderna" riveduta e corretta).


















Le mele anche se possono sembrare
una scelta azzardata vi garantisco che saranno una piacevole scoperta.
Dal sapore delicato e dal profumo inaspettato, un secondo che conquisterà anche i palati più scettici.

Arrosto alle mele

Ingredienti
-800g. di lonza di maiale
-4 mele golden grandi
-olio evo
-rosmarino
-bacche di mirto
-sale e pepe q.b.



Spennellate la lonza con un po' d'olio, sistematela in una teglia e cuocetela a 250° per 15 minuti, girandola un paio di volte per farla colorire bene da ogni parte.
Lavate le mele tagliatele a spicchietti mettetele intorno alla carne. Aggiungete il rosmarino e il mirto; salate e pepate.
Coprite la teglia con un foglio di alluminio e proseguite la cottura a 180° per un'ora.
Servire la lonza a fette con gli spicchi di mela irrorando il tutto con il fondo di cottura.

In teoria con questo post sarei esentata dallo scrivere per i prossimi 20 gioni...ma non sarà così ve lo prometto!

sabato 3 ottobre 2009

Torta morbida di pesche e mandorle


Oggi è stato giorno di grandi pulizie. Ho deciso di riordinare tutte le mie riviste di cucina e già che c'ero ho dato una sbirciatina qua e là...
E' saltato fuori un vecchio numero di "Cucina Mod
erna" che proponeva una ricetta alquanto sfiziosa.
Una torta morbida di pesche e mandorle. Avevo anche la scusa per prepararla visto che veniva a cena il mio migliore amico...va beh diciamolo...il mio secondo fidanzato!

Il procedimento è semplice e il risultato è ottimo!
La marmellata che "sbuca all'improvviso" è una piacevole sorpresa e il profumo è come dire...inebriante!

Ma, c'è un ma...la cottura.

Allora la ricetta direbbe 55 minuti a me ne sono voluti decisamente di più, perché essendo una torta molto alta ci impiega parecchio a cuocere nel mezzo.
Quindi o utilizzate in una tortiera più larga (io direi un 26 cm. di diametro) o vi arrendete ad alzarvi ogni 10 minuti per controllare l'avanzamento della cottura.

Oltretutto ricordavo di aver letto questa ricetta anche su un altro blog; così sono andata a ricercarla e ho scoperto che anche Arietta ha avuto lo stesso identico problema con la cottura.


Ingredienti:


250 gr di farina autolievitante
250 gr di ricotta morbida
140 gr di burro
4 uova
200 gr di zucchero semolato
200 gr di mandorle in polvere
4 cucchiai di confettura di pesche
2/3 cucchiaini di zucchero di canna
3 pesche noci (di piccole dimensioni, altrimenti 2)
20 gr di mandorle a lamelle
sale

Procedimento

15-20 minuti prima di iniziare a preparare l'impasto, ammollate le mandorle a lamelle in una ciotola di acqua: in questo modo non bruceranno, rischiando di diventare scure e amare.
Fate fondere il burro in una casseruola su fiamma bassissima e lasciatelo intiepidire. Riunitelo in una ciotola con la ricotta, le uova, lo zucchero semolato e un pizzico di sale e mescolate con le fruste elettriche finchè l'impasto sarà omogeneo. Incorporate quindi le mandorle in polvere e la farina setacciata.
Incastrate un foglio di carta da forno nel fondo di uno stampo a cerniera del diametro di 22 cm (meglio utilizzarne uno più grande, da 24-26), quindi imburrate e infarinate i bordi. Versate metà dell'impasto nella teglia, livellatelo e stendete delicatamente la confettura solo al centro, aiutandovi con il dorso di un cucchiaio. A questo punto versatevi sopra la restante metà dell'impasto.
Lavate le pesche e asciugatele, tagliatele a metà, snocciolatele e riducete ogni pezzo in 4 spicchi. Disponeteli sull'impasto, affossandoli leggermente, in modo da ottenere un primo cerchio esterno e poi riempiendo lo spazio vuoto centrale.
Sgocciolate bene le mandorle a lamelle e cospargetevi la superficie della torta, spolverizzando infine con lo zucchero di canna.
Cuocete la torta nel forno caldo a 200° per 55 minuti. Verificate la cottura inserendo al centro uno stecchino di legno, che dovrà uscirne asciutto, poi lasciate riposare la torta per 5 minuti, sformatela su una gratella da pasticceria e lasciatela raffreddare completamente prima di servire.

Nota: questa ricetta si può anche fare con albicocche o prugne. In questo caso utilizzare per la farcitura la confettura del frutto scelto.

venerdì 2 ottobre 2009

L'ultima parola

Se c'era una cosa che urtava mia madre quando, da bambina, mi sgridava era la mia espressione.
Le labbra tendevano sempre assumere un inclinazione molto più vicina al ghigno, che al sorriso.
Anzi..erano il mio ghigno e la mia sfacciataggine.
Lei parlava ed io, con il mio mezzo ghigno, riuscivo ad avere sempre l'ultima parola.
Questa cosa la faceva infuriare.
Ho sempre amato avere l'ultima parola.
Oggi, a più di trent'anni suonati, è ancora così.
Il problema è che ora siamo in due, a pensarla in questo modo.
Siamo in due a volere sempre chiudere la discussione, con la soddisfazione di sentire che l'ultima parola ha il suono della propria voce.
E la cosa che mi manda in bestia (esattamente come capitava a mia madre) è rendermi conto che, sempre meno spesso, l'ultima parola spetta a me.
Tocca porre rimedio a questa défaillance...non è da me.
Dopo tutto se mi chiamavo "Alice ribelle" un motivo ci sarà pur stato no?!

mercoledì 30 settembre 2009

Che ti fanno venire in mente le amiche...

Ieri parlando con un'amica mi ha chiesto una cosa che, in parte, mi ha spiazzata...
"Ali..ma qual'è stato il tuo primo amore? Quello che hai sognato per mesi e non ti ha mai filata?"

Santo cielo che mi è tornato alla mente...
Avevo 15 anni e frequentavo il mio primo anno di liceo.
Lo vidi per la prima volta passeggiare nei corridoi, durante l'intervallo.; lo ricordo come se fosse ieri...jeans slavati, maglietta nera e camicione di flanella a quadri rossi e neri.
Capelli lunghi alle spalle, biondo miele (ho sempre sostenuto di ammirare i mori dall'aspetto mediterraneo ma, chissà perché, alla fine corro appresso ai biondi...), da lì il soprannome "il biondino".
Alto, un po' emaciato, bel sorriso, 17 anni e di mascolina virilità manco l'ombra.
Lo guardai di nascosto per mesi, sognando di lui, parlando di lui e scrivendo di lui. Poi un giorno, la scuola organizza la gita sulla neve.
Per me che lo sci, è sci di fondo, si prospettava una compagnia di sfigati (solo gli sfigati amano lo sci di fondo..ed ieri ero, e sono , una sfigata...).
Formarono i gruppi, e mentre mi giravo in torno guardando quali sarebbero stati i miei compagni di sventura , il cuore mi si fermò...(ed ero troppo giovane per avere un infarto) lui, il biondino, il MIO biondino, era tra i fondisti!!! (mai avevo ringraziato così tanto la mia sfigata passione per il fondo...).
Eravamo 5 ragazzi in tutto, inevitabile non presentarci e parlarci.
"Piacere, io sono Lorenzo"
La risposta che mi venne in mente (e rimase lì) fu " ehh che ti credi..che non so come ti chiami???? ti sbavo dietro da mesi e credi che non sappia il tuo nome???"
Quella che dissi fu un balbettante incrocio di sillabe prive di senso.
Quel giorno mi parlò per ore. Lo ascoltai con aria sognante facendomi film che manco "Via col vento" poteva tenermi testa.
La sera tornai a casa con mille sogni.
Il giorno dopo lo incrocia per i corridoi, ma non osavo manco più guardarlo, figuriamoci salutarlo.
Gli passai accanto facendo finta di nulla e lui mi afferrò per un braccio "beh.. che ti succede?ieri abbiamo parlato tutto il giorno ed oggi manco mi saluti?"
La rianimazione...da lì a breve mi sarebbe servita la rianimazione...il cuore, il respiro, il cervello, e tutto il resto, smisero di funzionare nel momento stesso in cui lui mi afferrò.
Non cercai nemmeno di darmi un tono, di fare la sostenuta , la tirona, o quella disinteressata. No, semplicemente crollai e ammisi " non pensavo che ti interessasse il mio saluto" . Mi guardò come se fossi una scema, ed aveva ragione... Sorrise e mi disse che era assurdo che mi fossi fatta quell'idea.
Nei giorni che seguirono lo salutai, sempre.
Lo cercai; cercai le scuse per passare oltre un misero " ciao". Le trovai anche piuttosto spesso (con mio immenso stupore ero divenuta una sorta di stratega dell'incontro nell'intervallo), tanto che arrivammo anche a parlare del concerto degli U2 che si sarebbe tenuto a luglio.
(Ricordo che pregai quella santa donna di mia madre di portarmici, sapendo che lui ci sarebbe andato; lei mi accontentò e lui alla fine non ci andò, ma questa è un altra storia)
Un giorno mi dirigevo verso il corridoio in cui sapevo che l'avrei trovato, già con il discorso pronto. Sapevo perfettamente come attaccare bottone, sapevo come avrei iniziato a parlare, sapevo cosa gli avrei detto.
Lo trovai. Lo trovai, eccome. Era appoggiato al davanzale della finestra. Abbracciava una ragazza dai lunghi capelli castani.
SBADABAMM! Fu come cadere dal letto mentre si sta facendo un sogno favoloso.
Lui si era innamorato di un altra.
Ma cacchio con tutta la fatica che ho fatto per farmi notare... lui notava un'altra!!!!! Da non credere, non era possibile, non poteva essere il MIO biondino, il MIO sogno non poteva finire così.
Ed invece finì proprio così. Finì il mio sogno, finì la scuola e finirono anche le vacanze estive.
All'inizio del seguente anno scolastico cominciai a frequentare un altro ragazzo che era muscoloso, moro,con i capelli corti e ricci, con occhi scuri e un sedere che ricordo ancora come uno dei migliori che abbia mai visto...

Ah giusto per onor di cronaca...sono nuovamente "impantanata" con un biondo...alla fine cado sempre sui biondi..sarà genetico!

martedì 29 settembre 2009

Il paltò

Ieri sera mentre tornavo a casa, con l'immancabile stereo acceso, ho sentito una pubblicità di una casa automobilista che elenca una serie di termini oramai desueti.
Tra questi termini c'era la parola paltò O__o
Io uso sempre la parola paltò!
Significherà che sono vecchia e desueta anche io? che non sono allineata con i tempi moderni?
Che non sono al passo con i gggiovani (con molteligi G mi raccomanco!).
Sarò tutto questo...ma io preferisco definirmi "una donna saggiamente vintage e legata al passato".

domenica 27 settembre 2009

Pesche ripiene al forno


Oggi è una di quelle giornate che mi piacciono tanto.
Un sole tiepido e amabile accompagna queste prime giornate autunnali che sono piene di indecisione.
Sono giornate che ricordano ancora i tardi pomeriggi estivi, mentre guardano già verso i profumi autunnali.
Una giornata così non poteva che essere accompagnata da un dolce delle mie terre.
Un dolce che si fa solo in questo periodo, visto che l'ingrediente perfetto è proprio adesso che si trova. Un dolce che arriva direttamente dal ricettario della nonna.

Quando ho preso il foglio in mano, questa mattina, mi sembrava di vederla mentre, con la sua bella grafia, scriveva i vari passaggi.
Un foglio di quaderno a quadretti scritto in penna blu. Un foglio oramai ingiallito, che nonna mi ha fatto avare qualche tempo fa.

Mi scuso in anticipo, ma vedrete che le dosi sono tutte ad occhio (o a piacere) come la cottura...

Ingredienti
-Pesche settembrine un po' grandi
-Amaretti quantità a piacere
-Cacao amaro in polvere
-1 uovo
-1 cucchiaio di zucchero
-marsala un goccio

Prendere le pesche e dividerle in due avendo cura di non rovinare le due metà.
Eliminare l'osso e scavarle il più possibile.
Prendere la polpa e metterla nel frullatore insieme agli amaretti, il cacao e il rosso d'uovo. Frullare ed amalgamare bene gli ingredienti.
(Se non avete il frullatore, tritare gli amaretti con un mattarello o un bicchiere e tritare la polpa delle pesce con una mezza luna).
Versare il contenuto in una terrina ed aggiungere il marsala a piacere.
Montate a neve l'albume ed incorporarlo al resto dell'impasto.
Riempire le pesche, ed infornare per 40 minuti circa a 180° (o comunque fino a quando non vedete che l'ipasto fa una bella crosticina scura)

PS. ogni tanto anche la mia adorata città, fa delle cavolate...questa è una di quelle volte http://whenilefthome.blogspot.com/

sabato 12 settembre 2009

Torta di grano saraceno e amarene sciroppate


Finalmente sta arrivando l'autunno.
Lo sento nelle temperature frizzanti del mattino, lo vedo nei colori delle mie piante.
La mia stagione preferita torna a farmi visita, ed io non potrei esserne più felice.
Quindi un po' per festeggiare questo mio "capodanno", un po' perché un' amica mi ha portato delle amarene (qui le chiamano visciole) sciroppate e morivo dalla voglia di utilizzarle in qualche modo, un po' perché sono svariati mesi che non mi diletto più...ho deciso di fare una bella torta.

Aprendo la dispensa per prendere la solita farina, mi sono ricordata di un altro souvenir, (questa volta dal trentino)...la farina di grano saraceno!!
Così ho cominciato a pensare a come avrei potuto abbinare le due cose e svariati "mumble mumble" dopo ho deciso di tentare questo esperimento.

Subito una precisazione ed un consiglio:
- non è una torta per chi ama i sapori particolarmente dolci, in quanto le amarene sono leggermente aspre di loro ed in più non ho abbondato di zucchero.
- le dosi sono per uno stampo medio piccolo

Ingredienti:

3 uova
150 gr zucchero
150 gr farina di grano saraceno
100 gr di farina bianca classica
2 cucchiai di olio
1 bustina di lievito
vanillina 1 bustina
amarene sciroppate a piacere



Montare molto bene le uova con lo zucchero.
Quando il composto sarà bello spumoso aggiungere le farine, il lievito, la vanillina, l'olio, le amarene a pezzi (se le vostre amarene hanno l'osso come le mie, togliendolo tenderanno già da sole a "disfarsi") ed amalgamare bene.
Imburrare ed infarinare lo stampo (io ne uso uno di silicone così evito questa pratica) e versare l'impasto
Cuocere a 200° per 40 minuti circa (in forno statico).
Ancora una precisazione...il mio stampo è risultato essere troppo lergo, quindi la torta è venuta un po' bassa e il tempo necessario per la cottura è diminuito della metà; in 30 minuti era già belle che cotta.

Buona merenda!

martedì 8 settembre 2009

Firenze(canzone triste)...o forse era Torino?


C'è una canzone di Ivan Graziani che ho sempre sentito mia per una sola, unica frase.
Una canzone che in realtà è dedicata ad una donna e a Firenze.
Apparentemente centra ben poco con me, ma alcune parole sembrano dire tutto ciò che sto provando ora.

"Ma io che farò in questa città?
Fottuto di malinconia e di lei.
Per questo canto una canzone triste triste triste
Triste triste triste, triste triste triste, triste come me"

Eccomi qua, in questa città, fottuta di malinconia e di lei.
Lei, che per me è un'altra città, altre colline, altri alberi, altre campagne.

Roma è come una bella donna ricchissima. Una bella donna ricca e volgare.
Una bella donna, che esce tutte le mattine con gioielli vistosi per farsi solo guardare.
Una bella donna che avrebbe cultura e cose da dire, ma è troppo preoccupata di apparire bella e ricca piuttosto che dire effettivamente qualcosa.
E' come se tutte le mattine , questa bella donna uscisse sul balcone e si mettesse ingioiellata a farsi ammirare dai passanti.
Passanti che per altro sono attratti più dalla sua nudità ingioiellata che da quello che questa bella donna potrebbe offrire.

Ed io mi ritrovo tra quei passanti a guardarla e a pensare che darei l'anima per poter tornare a respirare l'odore dei funghi che in questa stagione comincerei a sentire, se fossi sulle mie colline torinesi.
Darei l'anima per potermi godere lo spettacolo dell'autunno che si prende il verde estivo per dipingerlo con colori caldi e tristi del tramonto.
Darei l'anima per vedere la mia stagione preferita manifestarsi sulle foglie delle vigne, nei profumi delle castagne.

"E non c'è più nessuno che mi parli ancora un po' di lei
Ancora un po' di lei..."

mercoledì 5 agosto 2009

Le vacanze si avvicinano....


ma io ho un ufficio da straslocare.
Non ne posso più.

In attesa di un blog più vivace ed attivo, potere vedere qualche mia foto qui:
http://www.flickr.com/photos/yams_78/

Un abbraccio a tutti e grazie di continuare a passare da qui!

domenica 24 maggio 2009

Civita di Bagnoregio



La più bella definizione di Civita è del suo figlio Bonaventura Tecchi: “la città che muore”.



lunedì 18 maggio 2009

La fine del caffè

Il sole e il profumo di fiori invade la stanza dell'ufficio.
Apro la grande finestra, che affaccia sul cortile e sulle terrazze fiorite della Roma alto borghese.
I profumi fioriti vengono portati dell'aria leggera, fin dentro la mia stanza, e perfino digitare su questa anonima tastiera è piacevole.
Mi affaccio al balconcino e spio quelle terrazze. Sono sempre vuote e , se non fosse per la magnifica vegetazione, potrei anche dire disabitate. Che spreco.
Io mi godo il caffè, sorseggiato piano e senza fretta sul balconcino spoglio, sfruttando i fiori e i profumi altrui.
Poi mi viene in mente una persona conosciuta in una, oramai lontana, estate e penso ad una poesia.
Una poesia che avevo letto parecchi anni fa e che mi aveva colpita.
Una poesia scritta da un ragazzino.
La ricordo ancora.

7 Maggio
Nel mese delle rose
quando lo sboccio dei campi
suggella il rinascer delle cose
mi si rattrista il cuore
e dentro me sconfina
il gelido inverno
.

F.B.

Intanto il mio caffè è finito.

lunedì 20 aprile 2009

Manco da una vita

Lo so, manco da un sacco, ma il mio giardino sta fiorendo e le mie piante hanno germogli verde brillante, che non posso evitare di ammirare tutte le volte che esco fuori.
Le giornate, almeno fino ad ieri, erano belle e mi piace godermele. Il cinema sta sfornando un sacco di film interessanti e non me li sono persi.
Ho ripreso ad andare in piscina, dopo un paio di mesi di pausa e sto trovando anche un po' lungo...devo rifarmi il fiato.

Va beh, è un periodo in cui la mia vita e piena e il tempo è quello che è...poco, come sempre.

mercoledì 11 marzo 2009

I giardini degli altri sono sempre più verdi




Se c'è una cosa che amo fare è passeggiare sbirciando i giardini altrui.
Domenica mattina non potevo crederci...il sole faceva capolino dalle mie persiane.
Oramai, mi ero abituata all'idea di vedermi spuntare il muschio sulle spalle, che la sola idea del sole quasi mi sconvolgeva.
Zompo giù dal letto con una velocità tale che pure il gatto mi ha guardata male. Infilo lo spazzolino in bocca, e corro a vestirmi.
Non potevo stere tappata in casa..non con quella giornata.
Esco di casa senza una meta precis.
Mi interessa solo camminare e prendere aria.
Arrivo in una zona del quartiere fatta tutta da villette a schiera. Un comprensorio che di artistico e particolare ha ben poco, ma che presenta un sacco di giardini.
Uh figo! adoro guardare che piante hanno deciso di mettere.
Vedo un pino e pensando al perché hanno scelto un pino piuttosto che un leccio, decido che forse era un vecchio albero di Natale.
Guardo i loro fiori, i bulbi e rosico perché i miei ancora non sono spuntati.
Continuo a camminare spiando questi piccoli mondi altrui.
Una vecchia bicicletta dipinta di rosa.
E' posata in mezzo ad un verdissimo prato all'inglese circondata da aiuole fiorite.
Ha il cestino come si vede in quei film dal sapore amarcord; vedo i fiori che ricadono giù da quel cestino...sono favolosi. Grosse corolle sul fucsia, ricordano le campanule che disegnavo da bambina, rami verdi e sinuosi che scendono armoniosi dal cestino.
Sembrava un quadro di Claude Monet.
Già mi vedevo... con l'abito bianco lungo, il cappello e l'ombrellino passeggiare portando quella bicicletta, lungo un'improbabile sentiero nei campi.

lunedì 23 febbraio 2009

Le mani

E' strano come certe persone ti vengano in mente, per puro caso.
Stavo seduta sul mio solito posto, al mio solito vagone e vedo entrare un ragazzo. Apre la porta del vagone e se la lascia richiudere alle spalle. Il suo viso poteva essere uguale a quello di mille altri...oppure poteva essere quello di Brad Pitt...non saprei dirlo non lo ricordo minimamente.
Le sue mani però, erano bellissime.
Mi sono venute subito in mente altre mani.
Le più belle mani che abbia mai visto su un uomo.
Mani che per qualche sera mi hanno tenuto compagnia e che ora percorrono strade opposte alle mie.
Erano lunghe ed affusolate, curate (ma non di quelle che sembrano appena uscite da un'estetica per donne).
Potevano essere quelle di un pianista.
A dir poco perfette.
Il ragazzo a cui appartengono è oramai una parentesi lontana, ma ricordo di averle anche disegnate.
Erano così perfette da rendere quel tipo, il più interessante del pianeta.
Adoro i particolari negli uomini e nelle persone in generale. Ho sempre fatto attenzione alle piccole cose. Ad uno sguardo, ad un sorriso ad una movenza.
A lui erano toccate le mani.

" A che pensi?" mi sento domandare
"A delle mani... "
"A delle mani?? di chi?"
"Nulla...lascia stare...non ha importanza"
Sorrido ma quel pensiero non svanisce con la stessa velocità con cui è apparso.

domenica 1 febbraio 2009

Si vede che sono a dieta???

su questo blog non appare una ricetta sfiziosa da settimane...
Sig, sob, uff !!!
Il fatto è che dopo tutti bagordi i pantaloni non mi entravano più...quindi poche storie e si ritorna a regime.
Unica nota positiva...torno a riprendere il latte.
Vivevo di latte.
Lo adoro da sempre e ne bevo a litri. Poi a settembre del 2008 il medico me l'ha proibito...intollerante. Ma dico io intollerante??? Che depressione.

Ora a più di un anno sono tornata a riprenderlo e la mia vita alimentare è rifiorita!
Quasi, quasi...stare a dieta non mi pesa..basta che ci sia il latte!

Per la serie: "toglietemi tutto, ma non...il mio latte!"

lunedì 26 gennaio 2009

Saprà farlo?


L'altra notte stavo pensando... saprà amarmi come il mio cane?
Saprà guardarmi andare via con la tristezza negli occhi?
Saprà gioire e saltarmi addosso ogni volta che rientro, anche se mi sono assentata per 5 minuti?
Saprà essere felice di venire a fare due banali passi per strada, solo perché li facciamo insieme?
Saprà accoccolarsi con sul tappeto con me mentre sonnecchio, solo per tenermi caldo?
Saprà amarmi sempre e comunque anche quando mi arrabbio con lui ingiustamente?
Saprà perdonarmi quando sarò insopportabile?
Saprà essere felice per ogni mia carezza?

giovedì 15 gennaio 2009

Sex and the city de no jatri


Mi sembrava di vedere una puntata di Sex and the City.
Lei, l'altra, loro ed io. Tutti a mangiare attorno ad un'improbabile tavolata.
Ahimè la sala mensa è condivisa.

Lei attacca uno dei soliti discorsi che mi fanno capire perché ci sono tante single al mondo.
Single, che per altro, sono capaci di fare un vanto della loro solitudine e spudoratamente si compiacciono della loro acidità camuffandola, dal ben più comune "cinismo".

-"ah guarda ..non puoi capire che palle...pensa vuole sempre venire a fare la spesa con me; ogni volta, vuole che ci andiamo assieme!-

Mio Dio che orrore pensare di andare a fare la spesa con quello che da meno di un mese hai scelto come tuo compagno...

-si , non puoi capire...quando mi dice che va in palestra per me è una benedizione! e il bello è che lo dice pure dispiaciuto!-

Mamma che mostro, è dispiaciuto di lasciarti a casa da sola per andare in palestra...sempre peggio.

-Vedi a me piace avere i miei spazi, e non vedo perché condividerli con lui!-

Si infatti hai 33 anni, sei stata sola per una vita, poi trovi uno che , chissà per quale inspiegabile motivo ha deciso che gli piaci, ed ora tocca che dividi parte dei tuoi spazi con lui...una vera tragedia.
Che pena che mi fai.

L'altra.
-ah parole sante! due coglioni 'sti uomini che ti vogliono sempre accompagnare a fare tutto. Pure il mio, non muove un passo se non ci sono appresso anche io. Ma d'altronde in casa si sa...io porto la gonna e pure i pantaloni!-

Mi pare lo slogan di una campagna femminista del '68.


Nel mentre che sento questi discorsi mi sale un ghigno. E' più forte di me. Guardo gli uomini presenti al tavolo.
Uno scuote la testa , sembra apparire sopra di lui la nuvoletta dei fumetti- "ma vaffanculo...mai contente...banda di stronze"-
L'altro fissa il suo piatto- " continua così, che tanto mica ce l'hai d'oro..."

Poi mi volto e vedo l'ultimo...
-"io scendo"-gli dico sorridendo

Mi guarda, annuisce con un mezzo sorriso.
-"Vengo con te, passami la busta che te la porto giù io"-

Imbocco le scale con tutti gli uomini presenti a quel tavolo; si portano le mie buste in mano e scuotono la testa, probabilmente pensando a quanto deficienti posso essere a volte le donne.

lunedì 5 gennaio 2009

Si ricomincia

Torno da queste vacanze, con l'immagine della neve che ho trovato a casa.
Torno con tutte le cose che le famiglie non hanno potuto fare a meno di darci (manco a Roma non producessero pasta e pane...)
Torno con almeno due kg in più da smaltire.
Torno con i capelli corti.
Torno al lavoro dopo domani. Che palle. Già mi ero abituata a stare comodamente a casa.
Torno senza buoni propositi per l'anno nuovo, perché fondamentalmente non me ne frega un tubo.
Torno contenta che queste feste siano passate.

Si ricomincia anche questa volta.

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