venerdì 21 maggio 2010

In A Lifetime


Camminavo di corsa verso la metro, stavo perdendo la coincidenza con il treno...che palle.
Il lettore MP3 era era già sistemato e stavo cercando gli occhiali da sole. Come sempre troppa luce. Frugavo in borsa, camminando ed inciampando.
La musica cambia.
Ascoltai quella canzone parecchio tempo fa. La trasmise Radio Capital in un freddo pomeriggio di quest'inverno.
Mi sono resa conto che non volevo più correre. Avevo bisogno di lentezza.
Il passo si è fatto più pesante, un po' dinoccolante. Ho messo il "ripeti il brano" e ho sospirato cercando un cielo non troppo azzurro. Ho calato gli occhiali da sole sul naso, le mani sono scivolate nelle tasche con una calma quasi assurda.
I Clannad, accompagnati dalla voce di Bono quando ancora era prepotente, erano forti nelle orecchie.
L'aria fresca, il sapore ancora forte di un caffè piacevolte preso in compagnia, tutto quel verde e la calma.
Roma non c'era. Non c'era il traffico, i rumori, la gente, il treno che dovevo assolutamente prendere. Nulla di tutto questo c'era.
La lentezza. Quell'attimo in cui tutto si calma, le foglie si muovono appena, gli occhi si chiudono per riaprirsi piano, il sole filtra dolce dai rami intricati e l'aria riempie i polmoni un po' costipati...
La perfezione dell'istante.
Ho sorriso al mondo.
Ho avuto pensieri dolci.
Ho guardato l'acqua delle fontane.
Ho fotografato dei fiori.
Ho perso il treno.

Foto: Roma. Gazometro.

lunedì 17 maggio 2010

La figlia di Dracula



Entrano, si presentano e cominciano a guardarmi.
Vedo la domanda fare capolino sulle loro labbra.
Qualcuno per un paio di minuti si trattiene, altri non fanno passare nemmeno un secondo.
Sorridono e chiedono.
" Ma sei straniera? Russa o tedesca?"
"No, sono italiana" mi limito a dire.
Leggo la perplessità nei loro sguardi.
" Ma hai origini straniere comunque..."
"No"
" Ah..."
Sempre più dubbi.
" No perchè, con quei colori...sei chiarissima...poi occhi chiari e capelli così, avrei detto che eri sicuramente straniera..."
Finalmente do la risposta che tutti si aspetto..
"In famiglia siamo tutti così, da generazioni. Immaginala come una prepotenza genetica..."
Ed ecco il loro volto distendersi e rallegrarsi dopo aver finalmente placato ogni dubbio.
Mi prendono per una mezza albina ed escono soddisfatti.

Entra il mio capo ufficio .
"Ma signorina si sente poco bene... è così pallida..."
"Sto benissimo, non sono pallida, sono solo chiarissima di pelle..tutto qua..."
"Ah capisco, no perchè sa...mi preoccupavo..."
"Stia tranquillo, mi vedrà così anche il 15 di agosto"
Prima o poi dirò che sono la figlia di Dracula così in un colpo solo giustifico i miei canini spropositati, i miei capelli chiari e la mia pelle da cadavere...

domenica 9 maggio 2010

Il sapore dolce dell'appartenenza

Quando ho riaperto gli occhi questa mattina erano le 7:30.
Mi sono stiracchiata e ancora intorpidita ho socchiuso gli occhi. Il sole filtrava dalle persiane. Finalmente ha smesso di piovere.
Ha smesso fuori e dentro di me.
C'è il sole e sorrido.
Allungo le dita dei piedi, le muovo piano piano una per una, inarco la schiena e giro le spalle. Sono indolenzite.
Mi sembra di aver dormito un mese intero. Sbadiglio ancora una volta. Mi rigiro sotto le coperte e mi rendo conto che sto bene, che sono contenta , che sono in pace con il mondo.
Non mi interessa nemmeno quanto durerà questa sensazione. Oggi è così, non mi pongo inutili problemi.
Ripenso a ieri. Sono ancora mezza addormentata ma non posso evitare di pensarci.
Sento quelle sensazioni arrivare allo stomaco. Sento ancora quegli attimi sulla mia pelle.
Volevo questo sabato. Lo volevo più di ogni altra cosa.
Ne avevo bisogno come l'aria.
Avevo bisogno di respirare, di sentire, di litigare e di fare pace.
Avevo bisogno di un sorriso, di due bellissimi occhi verdi, di mani calde e di un abbraccio che aveva il sapore dolce dell'appartenenza.
Ho avuto tutto. E anche di più. Ho avuto i suoi sogni, la sua costanza e la sua pazienza. Ho avuto promesse e speranze.
Ho avuto braccia protettive che mi hanno stretta e che mi hanno scaldato l'anima.

Ho bisogno di alzarmi dal letto, sento le gambe che cominciano a risvegliarsi e non sopporto più di stare sdraiata. Metto i peidi sul tappeto e guardo compiaciuta il mio smalto color ciclamino. Muovo ancora le dita..scrocchiano sempre. Quando cammino scalza fanno tac, tac, tac, tac. Ad ogni passo è un tac.

"Oddio ma la smetti di scrocchiare 'ste dita???"
ride mentre me lo dice
"eh mica dipende da me...quando cammino succede così..."
scuote la testa e ride ancora

Guardo l'ora. Tra un paio di ore sarà sul suo treno.
Mi vesto, spalanco le persiane il sole entra e tutto passa. Ha finalmente smesso di piovere.


Foto: fiori sul terrazzo di Odeline

PS. Approfitto per fare gli auguri alla mia mamma visto che ieri è stato il suo compleanno e oggi è la sua festa.
Le dedico con tutto il cuore una torta dolce e morbidosa proprio come lei!
Se volete la ricetta della torta della nonna che ho fatto pensando a lei, la potete trovare qui

martedì 4 maggio 2010

Villa borghese dorme ancora

Villa Borghese dorme ancora, mentre la attraverso sotto una sottile pioggia.
Ne sento il rumore calntilenante sull'ombrello rosso.
Lo sposto appena e alzo lo sguardo verso un cielo grigio. Alcune gocce oltrepassano il mio riparo e cadono fredde sulle mie guance. La guardo, la sento e ne respiro l'odore nel vento che gioca con i miei capelli spettinandoli.
Non c'è nessuno. E' un immagine surreale.
L'ho sempre vista di sabato pomeriggio, piena di gente, di turisti, di cani a passeggio e di ragazzini urlanti.Un immagine banale e anche un po' avvilente.
Questa mattina ci sono solo io, gli alberi e la pioggia.
Vedo galleria borghese alla fine del viale. E' bella vestita di gocce sottili.
Sono in ritardo. Dovrei correre eppure, imspiegabilmente rallento.
Sento quella sua bella voce che mi parla al telefono.La sento, e penso che mi sto allontanando ogni giorno un po'.
La pioggia comincia a cadere più prepotente. Un brivido mi corre lungo alla schiena, ma non sono sicura che dipenda dall'acqua che mi sta bagnando i piedi. Li sento freddi, come lo sono le mie spalle e la mia mente.
Guardo l'ora. Fortuna che il nuovo ufficio ha l'ingresso flessibile. Il viale è finito e la galleria è elegantemente difronte a me.
Mi guardo attorno ancora incredula di essere assurdamente sola. Lo dico mente parlo al telefono. Parlo di quanto sia suggestiva questa situazione e nel mentre penso che avrei voluto viverla in sua compagnia.
Un attimo ancora, tutto rallenta. Il vento fa cambiare l'angolo di caduta della pioggia, l'ombrello non mi ripara più, il viso e i capelli cominciano ad inumidirsi. Mi giro di scatto verso l'uscita. La magia finisce, la telefona termina ed io corro in ufficio con il trucco un po' colato che mi da un aria po' trasandata.

Stranamente ripenso ad una frase tratta da uno dei miei film preferiti. Una frase che mi ricorda spesso qualcuno... " non può piovere per sempre".

sabato 1 maggio 2010

Il profumo del caprifoglio



"Sei una stronza...sei davvero una stronza" me lo ripete sempre.
Generalmente conclude con con una frase del tipo "...ma mi piaci ugualmente" o "..ma un' altra così non la trovo da nessuna parte".
Io ribatto con "..lo hai sempre saputo, e non te l'ho mai nascosto". Ciò non toglie che sia dannatamente vero. Sono effettivamente una stronza.
Devo rivedere la situazione da un altro punto di vista. Devo tornare al punto di partenza e riguardare tutto in modo differente. Devo accantonare certe cose a favore di altre. Non c'è altra possibilità.
Lo sapevo e l'avevo anche avvisato a suo tempo..." non darmi occasione di sognare perché poi divento esigente e pretenziosa".
Ed ecco che la frittata è stata fatta. Ho sognato e sono diventata esigente, pretenziosa e ovviamente stronza. Non va bene. Marcia indietro. Niente progetti, niente sogni, niente che vada oltre a domani.
Niente pretese, niente più "resta..." sussurrati all'orecchio e niente più "non ripartire, ti prego"trattenendo il suo braccio.
Parti, vai e torna come preferisci. Non chiederò più nulla e non pregherò più.

Con ieri ho messo un punto ad un sacco di cose e come direbbe Rossella O'Hara...domani è un altro giorno.
Questa mattina ero a passeggio con Apollo. Magnifica sensazione, la sua pelosa presenza era molto piacevole, quasi rassicurante e in fondo mi mancava la complicità con un cane.
Siamo passati vicino ad un giardino la cui recinzione era piena di caprifoglio. Il suo profumo ha riportato alla mente ricordi di bambina. Ricordi di quando mai nonna veniva a prendermi al pulmino della scuola. La ricordo mentre tenendomi per mano mi faceva fermare un attimo, alzavamo il naso al cielo e mi diceva: "senti come profuma questa pianta, al mio paese la chiamano la merda di gatto...eppure ha un profumo così buono, lo senti?"
Una nonna completamente diversa dall'altra. Una nonna tutta incazzosità ed energia. Una nonna che non ho più.
Mia madre ha ragione..."tu sei tutta tua nonna" ed è vero; io ho la malinconia di una e l'incazzosità dell'altra.
Che strano mix.

Questa sera vengono degli amici a trovarmi. Non mi va nemmeno troppo. Vorrei stare un po' sola. Ho bisogno di un po' di solitudine, ho bisogno di rimettere in ordine le idee e di ricominciare con un equilibrio ristabilito.
Pazienza meglio approfittare e fare un bel Tiramisù.
Lo faccio per il mio piacere. Il fatto che sia per gli amici è solo una scusa.
Voglio l'odore di caffè che aleggia per la cucina e voglio affondare il cucchiaino in quella libidinosa crema al mascarpone sentendone tutto il sapore. Voglio il gusto del cacao inebriare la mia bocca e voglio sentire la morbidezza dei savoiardi.
In teoria ho sempre una altra torta da dover preparare, e il giorno in cui dovrei mettermi all'opera si avvicina.
Sono anni che l'ho promessa. Non è mai stata realizzata perché esattamente per una situazione analoga a quella che sto vivendo ora, ero semplicemente uscita dalla sua vita. Così, di punto in bianco.
Tendo a recidere le situazioni che mi fanno soffrire. Quella volta l'avevo fatto.
Vedremo cosa succederà adesso. Intanto penso proprio che il Tiramisù lo rifarò presto...

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