sabato 19 giugno 2010

Con le gambe sul tavolo


Salgo le scale di corsa facendo i gradini due a due, mentre mi sfilo il vestito botticelliano dalla testa.
Con una mano lo lascio cadere sul letto, mentre nell'altra ho già la maglietta nera dei Mothoread.
La indosso velocemente. E' molto più grande della mia taglia, mi arriva a metà coscia e mi copre tutto il necessario. Mi avvicino alla persiana ancora calda e con un rumore cigolate, da vecchio film dell'orrore la apro.
Sposto piano la sedia, posizionandola alla giusta distanza, ci giro intorno, lentamente mi siedo. Non ho più fretta. La bellezza di un rito sta nella sua calma.
Abbandono le ciabatte, sul pavimento e con un gesto fin troppo elegante per la situazione alzo le gambe e le appoggio sul tavolo.
Mi lascio cadere sullo schienale della sedia, mentre la fine tiepida di una giornata mi sta illuminando in pieno il viso sempre troppo pallido.
Gli occhi mi si chiudono un istante. Sono sola. Amo quella solitudine. Le gambe sono alzate e sembra che il sangue circolando più fluidamente vada a risvegliare i pochi neuroni che la fine della settimana ha reso intontiti.
Mi sembra già di sentirla... "Nina, metti giù quelle gambe, ma ti sembra il caso??? Un po' di educazione, sembri proprio una cammella..."
Sì, sì, lo so nonna che questa posizione non è fine ed elegante, ma è la mia posizione preferita, quella che davvero mi rilassa, quella che mi vede nel massimo della mia naturalezza. Quando allungo le gambe su un tavolo, o una scrivania, significa che sto proprio bene. Quindi, nonna, per una volta scuserai se riporto il pensiero che ti riguarda nel cassetto dei ricordi?
Il ricordo della nonna svanisce come una delle tante nuvole che stanno adombrando un cielo triste e caldo.
Mi sistemo ancora meglio, le mani si posano dietro la nuca ed accompagnano un nuovo pensiero.
E' davvero un peccato che certe persone compaiano nella mia vita, giusto il tempo per creare una mancanza.Entrano, insegnano qualcosa, si fanno amare, lasciano la loro traccia sulla mia pelle e poi riescono dalla porta di servizio. Ne vedo la scia come accade per le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. Stelle bellissime, lumisone, che attraversano il cielo per pochi istanti e a te non ne resta che il ricordo del loro passaggio.

Il vento si alza, i capelli intrappolati nella pinza cominciano a divincolarsi, una ciocca si libera ricadendo disordinatamente sul viso. Dovrebbe infastidirmi, ma non è così. La lascio libera di muoversi libera dalle costrizioni della pinza, libera dalle imposizioni dell'ordine, libera come sono io in quel preciso istante.

Le gambe sono sul tavolo, il cielo sembra incendiarsi , forse perché consapevole che io lo sto ammirando in tutta la sua sfacciata bellezza, ed io ho il sapore agrodolce della malinconia.
Meglio di così...

Foto: Roma, cielo prima di un temporale.

7 commenti:

Gianna ha detto...

E' rilassante tirare su le gambe, ne so qualcosa...

mutti ha detto...

E' bello potersi rilassare e staccare la spina.
Cerco di immaginare i tuoi piedi sul tavolo con le dita "rastrelline".
Ecco arrivo e comincio a massaggiarteli come piace a te....un poco di coccole coccolose ci andrebbero proprio...senza parlare ma solo condividere.
Oddio come mi manca tutto questo!
un bacione one one.

marge ha detto...

.... La bellezza di un rito sta nella sua calma.....
frase perfetta, mai farsi prendere dalle cosiddette fregole se si vuole assaporare la bellezza di un rituale!

ale ha detto...

beh! che dire del tuo "raccontare"??? la malinconia mi avvolge ...anche leggendo di una tua abitudine che mi ricorda mio padre. Terminato di pranzare (???) amava questo rituale. Una pausa tra tutte le vicende e le fatiche quotidiane.

un abbraccio.

Ale

Mr.Henri ha detto...

in certi gesti c'è tutto, la voglia di scrollarsi una settimana di dosso, di liberarsi dalla quotidianità e dei pensieri, liberi di essere se stessi, malinconica Odeline.

Buona settimana, mr.henri

fabrizio la rosa ha detto...

sì, sono d'accordo : a volte il destino è piuttosto beffardo ma non sempre lo si deve assecondare. e comunque certi ricordi sono calde e soffici coperte nelle quali avvolgersi quando la malinconia gela la tua pelle.
ma, ti dirò, quel vestito "botticelliano" è uno schianto: una soave primavera che sa tanto di estate...

evita*°** ha detto...

E' sempre un piacere leggere quello che scrivi. Mi fai davvero sognare.

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